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 Marika Poletti neo capo di gabinetto dell’assessore agli enti locali Mattia Gottardi chiamata a giustificarsi per la croce gammata tatuata sulla caviglia.
Ma giustificarsi da chi e per cosa?
A tal riguardo, dalle pagine di quotidiani locali due nomi in particolare hanno esternato il loro dissenso e preoccupazione, tale signor Alessandro Giacomini ex presidente associazione laici trentini e il signor Amedeo Zeni.
Nel leggere le loro parole si coglie un linguaggio stanco, sterile, fragile, forzato, che porta alla mente un pertinente aforisma di Charles Bukowski: “Paradossalmente la gente che crede di sapere sempre tutto è proprio quella che non capisce mai un cazzo”.
Effettivamente in tal guisa è lapalissiana la loro ignoranza.
Nel limite del possibile, in maniera sintetica “regaliamo” qualche precisa informazione.
Lo Swastika (etimo di origine sanscrita dal termine maschile svastika. La prima parte della parola è composta dal prefisso SV – che significa “bene” e da ASTI coniugazione del verbo essere. Svasti significa stare bene. Il suffisso -KA è un diminutivo, per cui svastika è traducibile letteralmente “cosa che porta benessere”, portafortuna), conosciuto in Occidente anche come Croce Gammata presso i popoli latini, Tetraskelion in Grecia, Hakenkreuz (Croce Uncinata) in tedesco e Fylfot nell’antica Inghilterra. L’ origine remota del simbolo a dispetto di qualunque datazione ufficiale è da rintracciare nel periodo post-iperboreo.
In un’opera del prof. Khun (1886) (Giorgio de Santillana -il Mulino di Amleto, Adelphi-), la Pro-metis è fatta risalire alla parola sanscrita Pramantha, il bastoncino tramite cui si ottiene per sfregolamento con moto rotatorio il fuoco sacro. L’Athara-Veda afferma che i bastoncini del fuoco appartengono allo Skambha, all’asse del mondo, così Prometeo, il Pramantha s’identifica con lo skambha o asse del mondo. Il prof. Khun afferma che il termine sanscrito manthami, passò nella lingua greca divenendo manthano cioè apprendere, appropriarsi di conoscenza, da cui la parola pro-menthia o preveggenza. Prometeo che ruba il fuoco della procreazione per donarlo agli uomini, è innegabilmente l’origine del suo nome in Pramantha.
Gli antichi Ariani avevano come simbolo gli Agni di Fuoco e la Croce. Ogni volta il devoto indù desidera adorare Agni e ottenere il fuoco sacro usa due pezzi di legno disposti a croce, e da turbinio peculiare e il fuoco attrito ottenuto per il suo sacrificio; in alcuni casi i legni sono ritualmente fissati alla terra con 4 chiodi. Il bastone centrale, il Pramantha è il quinto punto, il chiodo di legno rotante. Il simbolo è una variante dello svastika che è così associata a Prometeo, che per inciso era incatenato o crocifisso alla roccia.
Il simbolo è universale, così antico e così sacro che è difficile fare uno scavo nelle antiche città senza trovarlo, si trova dappertutto inciso sulle rocce nell’Asia Centrale, come Tau e Svastica, nella Scandinavia pre-cristiana; fu trovato da Schliemann in abbondanza nelle due forme, quando scavò in quelle rovine che lui riteneva essere di Troia.
Secondo l’archeologo Giovanni Battista de Rossi, padre dell’archeologia cristiana, lo Svastica, dopo un periodo iniziale, fu la forma preferita della croce, impiegata per un significato occulto, a Roma, dove i primi cristiani dovevano nascondere sè stessi e la loro religione. Il simbolo della croce gammata, dello svastica era, conosciuto e utilizzato, anche se in modo circoscritto e non sistematico, dalle prime comunità cristiane. A questo proposito le raccolte delle iscrizioni paleocristiane di Roma, che formano il corpus delle Inscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores, monumentale opera iniziatadal de Rossi e ripresa da Angelo Silvagni nel 1922, attestano che nell’Urbe tale iconografia ebbe il suo maggiore utilizzo.
È curioso che nel cristianesimo, l’Agnello di Dio, ha gli stessi simboli, del Dio indù Agni. Mentre Agnus Dei espia e toglie i peccati del mondo, in una religione, nell’altra, il Dio Agni, allo stesso modo espia i ripetuti peccati contro la divinità, dell’uomo.
Nel corso dei secoli lo svastika ha continuato ad essere un simbolo cristiano raffigurato in molte Chiese.
<<Durante l'anno scolastico 1897/98 ospitò, per la terza classe elementare, un bambino di otto anni originario di Braunau am Inn. Bambino disciplinato, dal visetto grazioso (come mostra la ancora esistente foto della classe) ma ostinato e introverso. Il che non gli impedì di essere un diligente chierichetto e un buon elemento della corale di voci bianche, nonché un allievo attento delle lezioni di violino impartitegli da un Padre benedettino. Dopo l'aula della scuola nell'abbazia, la maggior parte del suo tempo lo trascorse, quell'anno, proprio nella sagrestia ora interdetta ai visitatori. Lì, infatti, aiutava i sacerdoti celebranti a indossare e a togliere i paramenti liturgici, lì lavava e riempiva le ampolle per l'acqua e per il vino, lì sistemava arredi e vesti negli armadi. Lì si radunava con gli altri bambini, ogni sabato pomeriggio, per le prove dei canti per la messa grande domenicale e si esercitava per le melodie previste per matrimoni, funerali, feste liturgiche varie. Ebbene, quel vasto ambiente barocco è dominato da una sorta di grande cenotafio in marmi dai colori vivaci, che termina in uno stemma abbaziale, sovrastato da una mitria e da un pastorale in pietra rossa, forse di Verona. Nell'ovale del blasone, una svastica con gli uncini piegati, vistosamente dorata. La stessa doratura per la data (1869) e per le quattro lettere che circondano la croce: T.H.A.L. Cioè: Theoderic Hagn Abate (di) Lambach.
Per posizione, per imponenza, per policromia dei marmi pregiati, il cenotafio è il punto focale della sala, è impossibile non esserne attratti appena entrati. Dunque, in quell'anno scolastico di oltre 110 anni fa, attrasse anche gli occhi, avidamente curiosi, dell'allievo di terza classe della Volks-Schule, nonché chierichetto e corista. Il suo nome era Adolf Hitler>> (https://www.corriere.it/cultura/09_luglio_09/svastica_hitler_abbazia_lambach_vittorio_messori_dadcfe6a-6c51-11de-864b-00144f02aabc.shtml).
Prima dell’anno 1945, la croce gammata era un simbolo familiare per alcune etnie umane, era usata in moltissime nazione dei continenti del globo; ad esempio durante la prima guerra mondiale un reparto dell’esercito statunitense usava lo svastica, in Russia nell’aprile del 1917 vennero introdotte delle banconote da 250 e 1000 rubli che dietro all’aquila bicefala mostravano lo svastika.
Marika Poletti ha tatuato un simbolo sacro, un simbolo eterno, perché rispetto ai suoi detrattori ne ha studiato il significato, invece chi la demonizza, come minimo dovrebbe documentarsi evitando sproloqui, figure barbine, anzi, sarebbe auspicabile che le simbologie indeuropee diventino materia di studio scolastico, perché è meschino, avvilente, da inculturati non conoscere simbologie religiose, cosmogoniche del proprio retaggio culturale e storico che affondano la loro origine nella notte dei tempi.