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<L'Operazione Barbarossa civilizza i popoli slavi: dato che il nostro sicuro Alleato [è] lanciato alla conquista della Russia, vi è la necessità assoluta di un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco, allo scopo di far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d'Occidente sulla barbarie dei territori orientali> - (Giorgio Napolitano - "BO' ", Luglio 1941, giornali universitari del GUF di Padova - rivista dei gruppi universitari fascisti IX maggio - libro "Il lungo viaggio attraverso il fascismo" di Ruggero Zangrandi).

Vladimir Ilic Ulianov (Lenin): <essere implacabili in modo esemplare (…). Bisogna incoraggiare il terrore di massa (…). Fucilate senza domandare niente a nessuno e senza stupide lentezze (…). La dittatura è un potere che poggia sulla violenza, e senza vincoli di legge (…)>. Sono solo alcuni estratti della Komsomolskaja Pravda, riportati da Andrea Bonanni, corrispondente a Mosca del Corriere della Sera.

Gli fanno eco I comunisti italiani, nella prima pagina dell’Avanti! del 13 dicembre 1918 (il fascismo non era ancora nato!) si poteva leggere: <Il Partito Socialista si propone come obiettivo l’istituzione della repubblica socialista e la dittatura del proletariato, seguendo l’esempio russo>.

Con citazioni di questo tenore si potrebbe continuare all’infinito, e probabilmente consapevoli d’essere dalla parte dei carnefici, i bolscevichi del duemila per distogliere l’attenzione dall’obiettivo mischiano capre e cavoli, tirando in ballo pseudo fascismi e fascisti post 1945, citando circostanze, situazioni e uomini lontani, inavvicinabili non ascrivibili al fascismo, ma pur di denigrare a tutti i costi ciò che inconfutabilmente non si può infangare, attraverso la delazione e la manipolazione del linguaggio  si tirano fuori dal cilindro le losche trame degli anni settanta, con altrettanto loschi e torbidi “personaggi” protagonisti. Nonostante tutto si preferisce omettere chi furono gli assassini di Aldo Moro, ma si preferisce raccontare delle condanne di franco Freda e Giovanni Ventura, però sempre omettendo che per i reati per i quali sono stati condannati in prima istanza, in seguito sono stati definitivamente assolti.

Lo si dovrà dare al caso, ma nella conta dei pseudo fascisti riciclati dalla Repubblica italiana, mancano all’appello tutti i stragisti anarco – comunisti!

<<italiani brava gente>> chiosa il signor Morando! No, in Italia, come in tutto il resto del mondo vi sono brave persone, e persone cattive, ideologie perverse ed ideologie virtuose. Il comunismo è nato perverso ed è maturato carnefice -taluni casi cannibale-, ad esempio i partigiani rossi furono il peggio tra gli italiani. I partigiani rossi, si macchiarono di stragi inenarrabili – e non fu guerra civile come si racconta-, gruppi di sanguinari assassini, cattivi italiani! Sono diversi gli autori che ben documentano le azioni bestiali dei partigiani rossi:  il compagno Gianpaolo Pansa, Arrigo Petacco  (Ammazzate quel fascista), Gianfranco Stella (“Killer della liberazione” e “Compagno Mitra”).

Il generale Roatta non fu un gerarca fascista ma un ufficiale del regio esercito. Il generale Roatta può aver detto ed affermato di tutto e di più – per altro asserzioni non corroborate da documenti – il quale potrebbe sì essere stato un cattivo italiano, ma non certo ascrivibile a un cattivissimo fascista. Fu Roatta a firmare la circolare op. 44, elaborata per le Forze Armate sin dalla fine di agosto dal generale Ambrosio e dallo Stato maggiore dell'esercito e posta a conoscenza dei Comandanti di armata tra il 2 e il 5 settembre 1943. In tale circolare si ordinava “di interrompere a qualunque costo, anche con attacchi in forze ai reparti armati di protezione, le ferrovie e le principali rotabili alpine” e di “agire con grandi unità o raggruppamenti mobili contro le truppe tedesche”. La circolare op. 44 ne ricalcava una del precedente 10 agosto, ma la sua attuazione era condizionata ad ordini successivi. Inoltre, il documento cartaceo della circolare op. 44 doveva essere distrutto col fuoco immediatamente dopo la notifica.

Roatta non aderì mai al fascismo tant’è che non scelse la Repubblica Sociale di Salò, ma lasciò Roma, accodandosi al convoglio di autovetture con a bordo Vittorio Emanuele III e la sua famiglia, il Primo Ministro Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato maggiore Ambrosio e i ministri militari, diretto alla volta di Pescara, per poi imbarcarsi a Ortona sulla corvetta Baionetta, che portò tutti nelle retrovie alleate del sud Italia. 

Dopo la guerra Il generale Roatta fu condannato all'ergastolo in primo grado in contumacia. Al termine dell'iter giudiziario fu prosciolto e la sentenza annullata dalla Corte di cassazione nel 1948.

Per quanto riguarda la mancata difesa di Roma, fu assolto da ogni accusa il 19 febbraio 1949, mentre non fu dato corso all'estradizione richiesta dal governo jugoslavo in quanto poté giovarsi della cosiddetta "amnistia Togliatti" intervenuta il 22 giugno 1946, e di quella definitiva del 18 settembre 1953 proposta dal guardasigilli Antonio Azara per tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948.

Roatta morì a Roma il 6 gennaio 1968.

Nei Balcani gli italiani si comportarono da soldati esemplari.

Intervista di Giorgio Pisanò rilasciata dal generale dei Carabinieri Guseppe Pieche, pubblicata su “Gente” n°17. Il generale Pieche contattato da un ebreo fiumano, tale Gaddo Glass, chiese al militare di intervenire a favore di circa 3 mila ebrei di nazionalità jugoslava, rinchiusi presso a porto Re presso Buccari. Questi erano in attesa d’essere consegnati ai tedeschi. Pieche, chiese al generale Roatta, che comandava la seconda armata con sede a Susak, di perorare la causa presso il Comando Supremo. Alcuni giorni dopo giunse l’ordine di mettere i 3 mila ebrei a disposizione del Comando Italiano: essi, cioè, non passavano più ai tedeschi ed erano salvi. Gaddo Glass a Milano, partecipò alla cerimonia per la consegna della medaglia d’oro di cui la comunità ebraica volle insignire a Giuseppe Pieche.

Leon Poliakov – “il nazismo e lo sterminio degli ebrei, pag. 221- :< i loro sforzi furono vani. Sebbene Mussolini promettesse, almeno due volte ai negoziatori tedeschi di ridurre alla ragione i suoi generali, questo stato di cose si prolungò sino alla fine, cioè sino alla catastrofe italiana>.

Jacques Sabille –“Gli ebrei sotto l'occupazione italiana”, pag. 131- : <è apparso impossibile che l’alleato di Hitler potesse porsi contro la concezione tedesca riguardo al punto centrale dell’ideologia nazista sulla questione ebrei>.

Storico israeliano Menachem Shelac, nel libro “Un debito di gratitudine- Storia dei rapporti tra l’esercito italiano e gli Ebrei in Dalmazia” :<un raro esempio di un’altrettanta rara opposizione alla strage> e continua: <<il comportamento degli italiani in Jugoslavia fu il meno pesante in confronto ad altre forze ivi operanti. Gli italiani si sforzarono di cercare di non colpire gli innocenti, cosa che non si può dire degli ùstascia, dei cetnici, e delle altre bande, compresi i comunisti di Tito>.

Rosa Paini, “I sentieri della speranza pag 109: <gli ebrei rifugiati in Dalmazia si rivolsero al capo della comunità di Spalato perché attraverso Delasem, intervenisse presso il governo italiano per evitare la consegna ai croati: la delegazione di Genova fece sapere che nessuno li avrebbe toccati e che avrebbero potuto rimanere nella zona occupata dagli italiani. Va qui ricordata la figura del governatore della Dalmazia, Giuseppe Bastianini, che operò con tale umanità da guadagnarsi il titolo di “ebreo onorario” datogli ironicamente (o rabbiosamente) da Ribbentrop per l’aiuto fornito ai profughi non solo nel suo governatorato>.

Rosa Paini, “I sentieri della speranza” pag. 130 <quando nel maggio del 1943, durante la visita di Himmiler a Zagabria, furono deportati ad Aushwitz gli ultimi ebrei che si trovavano in mano ai tedeschi e agli ùstascia, gli italiani si rifiutarono ancora una volta di consegnare i loro. Anzi, per proteggerli meglio decisero di raccoglierli, quelli della Dalmazia e delle isole vicine, in una sola zona: l’isola di Arbe, facente parte della provincia di Fiume>>.

Yehoshua Porat, storico israeliano, insegna all’Università ebraica di Gerusalemme, autore dell’articolo “Mussolini salvò la vita a migliaia di ebrei”, pubblicato sul quotidiano Libero del 9/12/2003.

Meir Michaelis, "Mussolini e gli ebrei" (pag. 300) < non contenti di proteggere gli ebrei nella loro zona di occupazione, gli italiani fecero del loro meglio per aiutare quelli delle zone occupate dai tedeschi. Oltre a chiedere ed ottenere l’esenzione dalle misure anti semite per gli ebrei italiani di Salonicco, offrirono tacitamente rifugio a tutti quegli ebrei italiani che riuscivano ad entrare nella zona di occupazione italiana>.

Il professor Levy Tarzates, testimone oculare, come amava definirsi, autore del libro “The Holocaust in Saloninka Eyewintness Accounts”, ha infatti testimoniato: <In Salonicco, come in Atene, i militari italiani e le autorità consolari concedevano generosi aiuti agli ebrei. La loro assistenza era conseguenza degli ordini che ricevevano dai loro più alti comandi. Essi organizzarono una sorta di ufficio di spionaggio per carpire i piani dei nazisti contro gli ebrei, così da avvertirli in tempo e metterli in guardia. Essi distribuirono carte d’identità false. Fecero, quindi tutto il necessario per togliere gli ebrei dalle mani dei tedeschi>.

M.J. Nehama -altro testimone oculare- ha ricordato (vedere Jacques Sabille pag. 157) l’arrivo dei rifugiati da Salonicco. <una moltitudine di ebrei greci che erano più o meno di nazionalità italiana; per tutti fu trovata una sistemazione. Gli ebrei che vissero nella parte occupata dagli italiani erano più o meno salvi nonostante che la Gestapo li stesse cercando. Il Governo italiano apertamente resisteva ai tentativi della persecuzione degli ebrei>.

Jacques Sibille: <A seguito del collasso italiano, dopo l’annuncio dell’Armistizio con gli Alleati dell’8 settembre 1943, i tedeschi invasero i territori abbandonati dagli italiani e con raddoppiata furia dettero la caccia agli Ebrei che gli italiani avevano, sino ad allora, protetti. Fu a seguito di ciò che i tedeschi poterono mettere in atto il piano di sterminio. A Nizza, Grenoble, ad Atene, a Provenza, ad Avignone, a Patras, a Chachis, a Volo, a Larissa, nelle isole greche, ovunque i tedeschi dettero luogo ad un selvaggio regno del terrore. Gli italiani nulla poterono più per reprimerlo e salvare quelle vittime>.

 Il croato Ivo Herzer (diventato cittadino americano), in un articolo pubblicato sul quotidiano il Giornale il 28 marzo 1994, asseriva quanto segue:< i motivi sono diversi. La storia dell’olocausto ha riguardato soprattutto gli ebrei dell’Est e a scriverla sono stati quasi sempre loro. Nei primi decenni del dopoguerra, inoltre, nessuno storico dell’olocausto se l’è sentita di mettere in risalto le benemerenze degli ufficiali fascisti e dei funzionari degli Esteri, proprio per timore di essere considerato filofascista. E ancora adesso in America, e altrove si sorvola sulla differenza profonda fra regime fascista e nazista. E invece è ora di spiegare anche nelle scuole chi veramente in Europa ha teso la mano a noi ebrei durante quegli orribili anni>.  Ivo herzer nel suo libro “il rifugio italiano” ricorda: <dei circa quarantamila ebrei che vivevano nella Croazia degli ùstascia, solo diecimila sopravvissero; e di questi, seimila furono salvati dagli italiani. Non dovremo mai dimenticare quello che gli italiani hanno fatto per noi>.

Gianni Oliva nel suo libro Esuli pag.13 riporta <..In realtà, la politica antislava rientra per larga parte in quel carattere del fascismo che nel 1960 Franco Venturi ha definito <<<regno della parola>>, dove le minacce, i toni forti, le iperboli retoriche sono assai più numerosi degli interventi incisivi ed effettivamente efficaci. La propaganda antislava è un elemento del clima di mobilitazione e di esaltazione patriottica attraverso cui Mussolini aggrega il conenso delle masse popolari, e il confine nordorientale, con la presenza di gruppi nazionali diversi, favorisce il progetto politico. Imporre la nazionalizzazione dei cognomi o vietare l'uso delle lingue locali sono però provvedimenti rivolti a rassicurare la popolazione italiana e ad alimentare l'immagine di un governo forte, assai più che a <<bonificare>> etnicamente la regione. Nel 1939, dopo quasi vent'anni di regime, il numero degli slavi che abitano l'area giuliana rappresenta il 39,3% del totale della popolazione; al censimento del 1921 era del 41%, meno di due punti percentuali in più. Se si pensa a che cosa accadrà a parti rovesciate nel secondo dopoguerra, con l'esodo di centinaia di migliaia di italiani dalle terre passate sotto la sovranità della Jugoslavia, si capisce che la politica antislava del fascismo è stata sostanzialmente fallimentare>>. 

Le testimonianze sopracitate dovrebbero quantomeno sollevare qualche dubbio sulle proprie negative convinzioni – “italiani brava gente!” -, convincimenti che non mutano nel caso siano interessate o in malafede.

Dopotutto, furono i comunisti che si spartirono la Polonia con i nazionalsocialisti, patto Molotov – Ribbentrop, furono i comunisti gli alleati di coloro che utilizzarono  due bombe atomiche, sistematici bombardamenti di città italiane da Caltanissetta a Trento, sotto i bombardamenti americani a Foggia perirono 24mila persone. Furono i comunisti alleati dei francesi, che in Ciociaria con le truppe marocchine stuprarono e violentarono migliaia di donne ed anche uomini, così come comandato dal generale Francese Alphonse Juin. <oltre quei monti, oltre quei nemici che stanotte ucciderete, c’è una terra ricca di donne, di vino, di case. Se voi riuscirete a passare senza lasciare vivo un solo nemico, il vostro generale vi promette che tutto quello che troverete sarà vostro, a vostro piacimento e volontà. Per 50 ore> 14 maggio 1944, generale Alphonse Juin discorso rivolto alle truppe nordafricane della seconda divisione di fanteria alla vigilia dell’attacco sul fronte del Garigliano.

Furono milioni le donne tedesche stuprate, violentate da comunisti, e capitalisti americani, inglesi e francesi https://www.ilpost.it/2015/05/04/stupri-germania/.

 

Si evoca e deplora la mancata NORIMBERGA per i fascisti. Le mie contrarie posizioni sul processo di Norimberga sono sovrapponibili al giurista Hans Kelsen, al Giudice Capo della Corte Suprema degli Stati Uniti Harlan Fiske Stone e il rappresentante statunitense della Pubblica Accusa, Robert Houghwout Jackson, in quanto  venne meno il principio del diritto romano Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali, ciò nonostante sé dovessi immaginare un’altra Norimberga, gli imputati non dovrebbero essere i fascisti ma i partigiani rossi!

Quando leggo articoli come quelli scritti dal signor Paolo Morando mi vengono in mente due pensieri espressi rispettivamente da Antonio Gramsci e Joseph De Maistre, il primo asseriva che: “Una menzogna in bocca a un comunista è una verità rivoluzionaria”, il secondo che “Le false opinioni somigliano alle monete false: coniate da qualche malvivente e poi spese da persone oneste, che perpetuano il crimine senza saperlo”. Chissà il signor Paolo Morando a quale aforisma è più affine.

 

Emilio Giuliana