il senatore Gregorio De Falco, nonchè ufficiale militare, in quanto a impreparazione storica è disarmante.

Il generale Roatta non fu un gerarca fascista ma un ufficiale del regio esercito. Il generale Roatta può aver detto ed affermato di tutto e di più – per altro asserzioni non corroborate da documenti – il quale potrebbe sì essere stato un cattivo italiano, ma non certo ascrivibile a un cattivissimo fascista. Fu Roatta a firmare la circolare op. 44, elaborata per le Forze Armate sin dalla fine di agosto dal generale Ambrosio e dallo Stato maggiore dell'esercito e posta a conoscenza dei Comandanti di armata tra il 2 e il 5 settembre 1943. In tale circolare si ordinava “di interrompere a qualunque costo, anche con attacchi in forze ai reparti armati di protezione, le ferrovie e le principali rotabili alpine” e di “agire con grandi unità o raggruppamenti mobili contro le truppe tedesche”. La circolare op. 44 ne ricalcava una del precedente 10 agosto, ma la sua attuazione era condizionata ad ordini successivi. Inoltre, il documento cartaceo della circolare op. 44 doveva essere distrutto col fuoco immediatamente dopo la notifica.

Roatta non aderì mai al fascismo tant’è che non scelse la Repubblica Sociale di Salò, ma lasciò Roma, accodandosi al convoglio di autovetture con a bordo Vittorio Emanuele III e la sua famiglia, il Primo Ministro Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato maggiore Ambrosio e i ministri militari, diretto alla volta di Pescara, per poi imbarcarsi a Ortona sulla corvetta Baionetta, che portò tutti nelle retrovie alleate del sud Italia.

Dopo la guerra Il generale Roatta fu condannato all'ergastolo in primo grado in contumacia. Al termine dell'iter giudiziario fu prosciolto e la sentenza annullata dalla Corte di cassazione nel 1948.

Per quanto riguarda la mancata difesa di Roma, fu assolto da ogni accusa il 19 febbraio 1949, mentre non fu dato corso all'estradizione richiesta dal governo jugoslavo in quanto poté giovarsi della cosiddetta "amnistia Togliatti" intervenuta il 22 giugno 1946, e di quella definitiva del 18 settembre 1953 proposta dal guardasigilli Antonio Azara per tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948.

Roatta morì a Roma il 6 gennaio 1968.

Nei Balcani gli italiani si comportarono da soldati esemplari.

Intervista di Giorgio Pisanò rilasciata dal generale dei Carabinieri Guseppe Pieche, pubblicata su “Gente” n°17. Il generale Pieche contattato da un ebreo fiumano, tale Gaddo Glass, chiese al militare di intervenire a favore di circa 3 mila ebrei di nazionalità jugoslava, rinchiusi presso a porto Re presso Buccari. Questi erano in attesa d’essere consegnati ai tedeschi. Pieche, chiese al generale Roatta, che comandava la seconda armata con sede a Susak, di perorare la causa presso il Comando Supremo. Alcuni giorni dopo giunse l’ordine di mettere i 3 mila ebrei a disposizione del Comando Italiano: essi, cioè, non passavano più ai tedeschi ed erano salvi. Gaddo Glass a Milano, partecipò alla cerimonia per la consegna della medaglia d’oro di cui la comunità ebraica volle insignire a Giuseppe Pieche.

https://www.huffingtonpost.it/entry/gli-orribili-crimini-troppo-a-lungo-nascosti-del-generale-roatta-non-dimentichiamo_it_5e3961eec5b66c4eafda0b0c?fbclid=IwAR1LoW9luCFTcWdrngojgXbjHqs-RjDMlJ9tydaR_lSRTAlpoEjbswWdIIE