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Per chi ha cuore la storia, i retroscena della storia, in questo libro trova argomenti molto interessanti e ben documentati, inerenti al periodo che va tra la prima e la seconda guerra mondiale. Degno di nota, un aspetto a me sconosciuto, ovvero l’intercettazione di una telefonata tra Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill, nella quale essi decidettero la morte di Benito Mussolini.

La telefonata avvenne il 29 luglio 1943 e fu registrata dagli specialisti dello Amt IV del RSHA, (Reichssicherheitshauptamt, l’Ufficio Principale per la Sicurezza del Reich), uno degli otto Hauptàmter (uffici principali) in cui si suddivideva l'organizzazione degli SS. Fu Einrich Muller, nel 1945 capo della Gestapo, a rivelare l'esistenza delle intercettazioni.

La conversazione tra Roosevelt e Churchill, trascritta integralmente in inglese dagli agenti tedeschi, fu tradotta in lingua tedesca, con alcuni errori di ortografia. Negli Stati Uniti fu pubblicata nel 1995, da Gregory Douglas nel libro Gestapo Chief. The 1948 Interrogation of Heinrich Muller. From Secret US. Intelligence Files. Nella trascrizione originale, Roosevelt è indicato con R., Churchill con C.

R. "Ho alcuni pensieri supplementari sulla situazione italiana che ho voluto discutere con te Ho pensato alle nostre azioni concernenti Mussolini ed il suo destino finale, dopo che egli si sia arreso a noi "

C. "Tu devi catturare il pesce prima di cucinarlo. Non ho alcun dubbio che finirà nostro prigioniero a meno che, naturalmente, essi (gli italiani) lo uccidano o egli si sottragga alla sua esatta ricompensa suicidandosi "

R. "C’è anche la possibilità che i Nazisti possano giungere a lui, dov’è adesso?"

C. "Gli italiani ci hanno avvertito che lui è attualmente al quartier generale della polizia a Roma. Essi lo vogliono trasferire direttamente perché sembra che i tedeschi potrebbero improvvisamente decidere di rafforzare i loro effettivi in Italia e Roma diventerebbe il loro bersaglio logico. Essi (gli italiani) lo sposteranno. "

R. "Ma essi non lo vorranno mollare, e mi riferisco ai tedeschi? Per quale genere di quid pro quo?"

C. "Io penso di no. Gli italiani odiano i tedeschi ed il circolo reale è molto saldamente nella nostra tasca. Noi possiamo essere ragionevolmente certi che Mussolini finirà nostro prigioniero. "

R. "Sarebbe una mossa saggia, Winston? Saremmo costretti ad istruire una specie di mega processo che si potrebbe trascinare per mesi e, anche se lo controllassimo, ci arrecherebbe problemi con il popolo. E io devo osservare che molti italiani qui sono almeno suoi segreti ammiratori. Il che porterebbe problemi qui se noi lo processassimo. Naturalmente l’esito del processo non sarebbe mai in dubbio ed egli morirebbe appeso ad una corda. Ma nel frattempo, questi processi, e sto presumendo che noi avremmo un sacco di penosi amiconi anche disponibili per il processo e l’esecuzione, potrebbero trascinarsi all’infinito. Io posso prevedere vari aspetti negativi per questo affare. "

C. "Naturalmente ci sono aspetti negativi in ogni affare, Franklin. Allora ritieni che egli (Mussolini) non si debba processare? Cosa penserebbero i nostri amici in Italia della nostra malposta generosità? Io ho ottime relazioni con certi elementi in Italia e quanto all’uomo, essi vogliono l’umiliazione pubblica e la morte di Mussolini Sicuramente noi non siamo in un momento in cui qualche generosità è possibile. La sua morte avrebbe un salutare effetto sui nazisti. "

R. "Io non dissento da questa tesi, ma, dal mio proprio punto di vista, un processo pubblico potrebbe avere connotazioni negative sulla situazione in questo Paese. Come ti ho detto c'è qualche solidarietà con la creatura (Mussolini) all’interno della comunità italiana (negli Usa) e la domanda sarebbe che tipo di reazione avrebbe un tale processo su di essi? Io sto pensando essenzialmente alle prossime elezioni qui. Il processo certamente non finirebbe in una settimana e la chiusura coinciderebbe col periodo della presentazione delle candidature e, alla fine con le elezioni, ed il maggior pericolo sarebbe l'alienazione (delle simpatie ) degli italiani che hanno, io sento, un certo significativo peso nella bilancia (dei voti). "

C. "Non posso accettare che liberare Mussolini potrebbe favorire qualcuno dei nostri comuni scopi. A questo punto della storia, io credo che sia stato oltrepassato lo spartiacque ed è giunto per noi il momento adesso. Non ritengo che la guerra finirà subito, ma la percezione è che noi siamo sulla via Triumphalis ora, non sulla via Dolorosa come siamo stati per così tanto tempo. "

R. "Io non volevo dire che dovremmo rilasciare il diavolo. Niente affatto. Mi riferivo al processo pubblico. Se Mussolini morisse prima che un processo potesse aver luogo, penso che noi staremmo meglio in tutti i sensi "

C. "Tu suggerisci che noi semplicemente dobbiamo fucilarlo quando gli italiani lo consegneranno a noi? Quale tipo di Corte Marziale per quest’affare? Celebrato a porte chiuse naturalmente. Potrebbe avere un salutare effetto sui fascisti duri a morire ancora attivi e forse perfino un effetto più grande sugli hitleriani. "

R. "No. Ho pensato in proposito e credo che se Mussolini morisse mentre è ancora agli arresti in Italia, ciò potrebbe servirà assai più che se noi avviassimo un processo. "

C. "Non credo che anche se io chiedessi un simile favore agli italiani essi lo asseconderebbero. È mia convinzione che essi vogliano avere la loro vendetta su lui in un modo prolungato e pubblico per quanto è possibile. Tu sai quanto gli italiani amino urlare e gorgheggiare intorno alla vendetta nelle loro opere. Puoi immaginarti loro rinunciare all’opportunità di gesticolare e parlare in pubblico?"

R. "Io avevo in mente che, dopo che noi stessi avessimo trovato un accordo qui, potremmo eliminarlo mentre è ancora nella loro custodia. Allo stesso tempo potremmo fare pubbliche richieste per la sua consegna per un processo. Ciò sarebbe un po’ più dolce rispetto all’affare Darlan".

C. "Non posso, ma faccio un’obiezione a quell’allusione, Franklin. Quello è un capitolo chiuso e non ha niente a che vedere con il presente e la nostra gente non è per nulla interessata al destino ben giustificato di un noto leccapiedi dei nazisti”.

Gian Giacomo Cabella, direttore de "Il Popolo di Alessandria ", intervistò Benito Mussolini il 22 aprile 1945 a Milano. Tranquillo, il Duce parlò a lungo, ripercorrendo le tappe degli anni della guerra. Parlò come fosse certo che sarebbe dovuto comparire davanti a un tribunale internazionale.

"Ho qui delle tali prove di aver cercato con tutte le mie forze di impedire la guerra che mi permettono di essere perfettamente tranquillo e sereno sul giudizio dei posteri e sulle conclusioni della Storia". Nel dire "ho qui delle tali prove", indicò una grande borsa di cuoio. Mi sembra, delle tre, fosse quella di pelle gialla. Poi toccò una cassetta di legno. "Non so se Churchill è, come me, tranquillo e sereno" riprende Mussolini "ricordatevi bene: abbiamo spaventato il mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori. Essi non hanno voluto che ci fosse data la possibilità di vivere. Se le vicende di questa guerra fossero state favorevoli all'Asse, io avrei proposto ai Fuhrer, a vittoria ottenuta, la socializzazione mondiale. Lavorerò anche in Valtellina. Cercherò che il mondo sappia la verità assoluta e non smentibile di come si sono svolti gli avvenimenti di questi cinque anni La verità è una ".

Andrea Benito Amilcare Mussolini era ignaro della sua sorte, ovvero la sua morte già decisa al telefono quasi due anni prima da Roosevelt e Churchill, o meglio dall’Alta finanza apolide ed internazionale, rappresentata da Roosevelt e Churchill.