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Durante il periodo del confinamento obbligato, mi è capitato di intrattenermi davanti la televisione e seguire qualche programma. Naturalmente è bastato l'assaggio di qualche trasmissione pomeridiana, per tornare alle buone abitudini, tenere la televisione spenta! L'esperienza è stata poco gradevole, però finalmente  ho capito dove trovano origine i modelli e i pensieri dell'uomo contemporaneo. Il costante susseguire di tette, culi e gambe scosciate messe in bella mostra mi hanno fatto riaffiorare dai meandri della memoria “letture” che spiegavano con largo anticipo come si sarebbe presentato l'odierno scenario. Strategie pianificate dentro i “Templi del Potere” (Trilateral, Bildeberg, Round Table, eccetera), gruppi extra governativi che decidono le politiche economiche, sociali e morali di buona parte del mondo, con un  unico fine, abbattere  l'eredità storica e culturale occidentale, retaggio di un mondo  tradizionale,  quello classico romano plasmato dal cristianesimo! Già all'inizio dell' 800' Thomas Robert Malthus scrisse che il modo migliore per controllare socialmente e demograficamente l'umanità è la diffusione del vizio e dell'immoralità. I nuovi Malthusiani stanno ora applicando tale dottrina su scala planetaria sotto l'insegna della rivoluzione sessuale.

La rivoluzione sessuale, che animalizza l'uomo, è la tecnica più insidiosa del perfido socialismo sinarchico! seduce con mezzi carezzevoli e blandi. Le masse spinte al dissolvimento morale avanzano cieche e impotenti verso la loro perdizione. La famiglia viene travolta senza che se ne accorga, se non corre ai ripari.

…..per giustificare, normalizzare comportamenti sessuali innaturali, sempre più spesso sentirete accostare periodi sociali e personaggi storici nobili ed importanti, a derive e degenerazioni sessuali, il mondo classico greco, piuttosto che romano, Alessandro Magno, Cesare, Leonardo da Vinci.

Ad Alessandro Magno, va riconosciuta la profonda amicizia che lo legava ad Efestione e Clito , il primo compagno di giochi e di addestramenti sin da piccolo. Sostenere che Alessandro Magno sia stato omosessuale (chissà cosa ne penserebbero le mogli Roxane, Statira, Parisatide e concubine), sarebbe come sostenere che Alessandro Magno sia stato solo un personaggio storico leggendario mai esistito.

Alcuni sostenitori della pretesa omosessualità di Cesare, portano come prova l'opera del filosofo Catullo    -sua unica opera-  il Liber Catullianus (di Catullo si mette in dubbio la sua reale esistenza). Il Canto LVII (57) di tale opera confermerebbe l'omosessualità del condottiero romano. Il Canto in questione appartiene a un raggruppamento di Canti chiamati “NUGAE”, tradotto in lingua volgare <SCIOCCHEZZE>>, nei  quali si narrano, in tono più o meno scherzoso, vari temi come l'amore, la politica o le amicizie, in versi polimetri.

Fra le leggende metropolitane più diffuse, una famosissima è quella che vorrebbe Leonardo da Vinci omosessuale, ma i fatti in realtà sono ben diversi, così come dimostrerebbero le ricerche sul suo legame affettivo con Isabella D’Aragona eseguite dalla nota studiosa tedesca Maike Vogt-Lüerssen.

Tra gli assertori della normalità della pratica omosessuale nella Grecia antica, vi è K.J. Dover il quale, nel suo libro “Greek Homosexuality (1978) [trad. it. "L'omosessualità nella Grecia antica", Torino, Einaudi, 1985]

La cosa davvero strana è che un professore come Dover non abbia avuto a disposizione un vocabolario visto che ormai anche il famosissimo Liddell & Scott è a disposizione di tutti, anche gratis su internet. I greci, lo riconoscono tutti, hanno creato uno strumento di precisione incredibile: la loro lingua.

Per noi, oggi, i termini “omosessuale” ed “eterosessuale” descrivono una condizione senza esprimere un parere positivo oppure negativo. Per i greci non era così. Esisteva, infatti, un termine molto duro che descriveva gli omosessuali, era la parola (chinedos) [formata da ΚΙΝ (muovo) + ΑΙΔΩΣ (dea della vergogna) "colui che smuove la vergogna"].

Quindi, gli omosessuali venivano apostrofati con questo termine terribile e dispregiativo. Esistevano anche altri termini molto dispregiativi per descrivere gli omosessuali, sia attivi che passivi. I greci conoscevano molto bene il fenomeno.

Esiste anche il mito di Esopo che ci fa capire bene come la pensassero i greci a proposito.

Si racconta che Zeus quando plasmava gli uomini posizionava su ogni parte del corpo una virtù. Impegnato nel suo lavoro lasciò per ultima la virtù più importante, la vergogna.

Non sapeva come rimediare. Unico posto senza virtù era rimasto l’ano, allora cercò di mettere la vergogna là. Però la vergogna, considerando il posto non alla sua altezza, non voleva saperne di entrare. Alla fine acconsentì, a patto che nient’altro entrasse dopo di lei. Disse a Zeus che se qualcosa fosse entrato da quella via, lei sarebbe volata via.

Ecco perché venivano apostrofati in quella maniera gli omosessuali: persone senza vergogna.

Solone aveva così legiferato: “se un cittadino ateniese avrà rapporti omosessuali NON POTRA’ ESSERE UNO DEI NOVE ARCONTI (esecutivo); NON POTRA’ FARE IL SACERDOTE; NON POTRA’ FARE L’AVVOCATO; NON POTRA’ AVERE NESSUNA CARICA PUBBLICA ALL’INTERNO O ALL’ESTERNO DELLA CITTA’ ….;NON POTRA’ ESSERE MANDATO COME AMBASCIATORE; NON POTRA’ ESPRIMERE LA SUA OPINIONE NE POTRA’ ENTRARE NEGLI EDIFICI PUBBLICI E NEI TEMPLI; NON POTRA’ ESSERE PREMIATO CON NESSUN PREMIO PUBBLICO; NON POTRA’ PASSEGGIARE NELL’AGORA’. SE QUALCUNO FARA’ UNA COSA DEL GENERE, MENTRE E’ NOTO CHE E’ OMOSESSUALE, VERRA’ CONDANATO A MORTE”.

Queste leggi, credo siano indicative, affinché ci si possa rendere conto di come venissero considerati in realtà gli omosessuali nell’antica Grecia. Quando chiesero a Solone il motivo di tutta questa severità, egli rispose che i kinedi, cioè quelli senza vergogna, sono viscidi e traditori.

Platone nella sua opera Gorgia da uno spunto sulla questione. Nella terza parte, il dialogo fra Socrate e Callicle, il giovane e ribelle aristocratico sostiene che la felicità coincide con l’avere desideri infiniti di ogni sorta e riuscire a soddisfarli. Sempre Platone ha condannato l’omosessualità, né le Leggi, la sua ultima opera. Probabilmente, Platone condivide la legislazione precedente a Laio, la quale considerava «indecente l’amplesso tra maschi e l’unione con adolescenti».

Aristotele, nell’Etica Nicomachea (1148b 24-30) dice che «fare all’amore tra maschi» è uno dei «comportamenti bestiali». Non erro se affermo che quanto riportato e scritto bastano per mostrare come due fra i più grandi Greci  -anzi fra i più grandi pensatori di tutti tempi- siano stati contrari all’omosessualità.

Ancora oggi un gesto ingiurioso che è sopravvissuto fino ai nostri giorni: si tratta del dito medio alzato. I greci lo chiamavano ΣΚΥΜΑΛΙΖΩ=SKIMALISO, ed era il massimo insulto perché il significato era chiaro a tutti.

Se poi ci spostiamo tra i Romani, le condanne, anzitutto del matrimonio omosessuale, ma anche dell’omosessualità, abbondano. In effetti, il matrimonio romano è sempre stato monogamico e solo tra un uomo e una donna. Perciò, le nozze omosessuali di Nerone vennero biasimate duramente da autori come Tacito, Svetonio e Cassio Dione. Per continuare con gli esempi, Musonio Rufo (stoico del I secolo d.C.) specialmente nella Diatriba XII afferma chiaramente: «Gli unici tipi di unioni che dovrebbero essere considerate giuste, sono quelle che hanno luogo all’interno di un matrimonio e sono finalizzate alla procreazione di bambini, […] laddove quelle che perseguono il mero piacere sono ingiuste e illegittime, anche qualora dovessero avere luogo all’interno di un matrimonio». Quanto a Seneca (forse il più grande tra i filosofi stoici), loda l’amore sponsale contrapponendolo ad altre unioni che considera contro natura (Epistulae ad Lucillium, 116, 5; 123, 15). E nel De matrimonio insiste proprio sulla liceità delle sole unioni sponsali finalizzate alla generazione. In fine Epitteto, analogamente, biasima le unioni non matrimoniali ed approva solo quelle dirette alla procreazione (Diatribe, III 7, 21; II 18, 15-18; III 21, 13). Potrei continuare a lungo, ma una cosa dovrebbe essere chiara per i paladini dell’omosessualità: evitare di sostenere le loro convinzioni cercando conforto, giustificazione in civiltà virili del passato, perché anche in questo caso -come accade in ambito scientifico - trovano sconforto.

Ciò premesso, e sgombrato il campo da ogni ragionevole dubbio, purtroppo non passa giorno che omosessuali, disordinati e similari piangano a destra e manca per presunte discriminazioni, accusando di omofobia chiunque non condivida il loro modo di essere e di agire. Naturalmente il termine omofobo, ovvero paura degli omosessuali, viene utilizzato in modo improprio, perché mi rifiuto di credere, che vi sia uomo che possa avere paura degli omosessuali. Tutt'altra valenza assumono le richieste ed atteggiamenti di gruppi organizzati gay, di destra o di sinistra, accomunati da un denominatore comune: l'intolleranza verso tutte le persone che ritengono l'omosessualità un orientamento sessuale disordinato, contro natura o che si oppongono all'agghiacciante pretesa di adozione di bambini.

Le organizzazioni gay per zittire chi non è d'accordo con le loro teorie e disordini sessuali, o come definiti da un eccellente omosessuale, padre della psicanalisi Sigmund Freud, mancata maturazione della sessualità, ricordano che nel 1973 alcuni scienziati -e non la scienza- appartenenti all'APA (associazione psichiatri americana, hanno derubricato dal manuale diagnostico dei disturbi mentali l'omosessualità; sulla scia di questa decisione, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l'ha cancellata dal suo manuale diagnostico, l'ICD (International Classification of Disease),nel 1991. Intellettualmente disonesti, omettono che questa vicenda non è stata frutto di un dibattito scientifico, ma di una operazione ideologica. Nel 1973 l'omosessualità fu derubricata dai manuali statistici per mezzo di una votazione per "corrispondenza" (5816 voti a favore 3817 contro). E' interessante la posizione di Robert Spitzer, che nel 1973 era presidente dell'APA. Egli, in seguito ad una ricerca compiuta nel 2001 e confermata nel 2003, sull'efficacia della terapia riparativa, afferma di aver cambiato idea in merito alla possibilità di cambiamento dell'orientamento sessuale. In una dichiarazione rilasciata al "Wall Street Journal" il 23 maggio 2001, egli afferma: <<nel 1973, opponendomi all'opinione prevalente dei miei colleghi, appoggiai la rimozione dell'omosessualità dalla lista ufficiale dei disordini mentali. Per questo motivo ottenni il rispetto dei liberales e della comunità gay, anche se ciò fece infuriare molti miei colleghi....Ora, nel 2001, ho mutato opinione e questo ha fatto sì che venissi presentato come un nemico della comunità gay>>. Altro cavallo di battaglia a sostegno dei gay è il presunto "studio Kinsey", finanziato dalla Fondazione Rockfeller. La stessa Fondazione che propaganda la diffusione della pornografia, dell'amore promiscuo e dell'aborto a livello planetario. Spesso i gay citano anche le teorie della psicologa Evelyn Hooker o il biologo Simon Le Vay, in entrambi i casi i due scienziati interpellati non suffragano la naturalezza dell'omosessualità. Per inverso è scientificamente dimostrato, e migliaia di persone ne sono testimoni in quanto hanno beneficiato delle cure riparative, che dall'omosessualità si può tornare all’eterosessualità. Dunque, sono convinto assertore che nessuno può essere obbligato a sottoporsi a terapie riparative, ma sarei altresì lieto, che gli intolleranti sodomiti la smettessero di insultare e diffamare chi invece liberamente vuole usufruire delle terapie riparative. l’Arci gay, questa non onorata associazione, è affiliata all’ILGA: International Lesbian & gay association, la più importante lobby sodomita mondiale. Tale organizzazione è andata sempre a braccetto con la NAMBLA: North American man/boy love association, la quale tra i suoi scopi ha la diffusione della pedofilia.

Oggi, prepotentemente, come per l’omosessualità, la finestra di Overton viene utilizzata per sdoganare, pedofilia, zoofilia classificandole come varianti sessuali.

In conclusione, voglio evidenziare il paradosso, il corto circuito, che s’innesca tra i più fanatici omosessuali quando si argomenta su l’applicazione della medicina finalizzata ad accompagnare l’acerbità sessuale fino al completamento della sua maturazione, vedi terapia riparativa, percorso da non tenere in considerazione, da denigrare, banalizzare, ridicolizzare, demonizzare, nonostante gli ottimi risultati ottenuti; lo stesso sgomento, la stessa chiusura, disapprovazione viene meno quando la medicina viene utilizzata dagli omosessuali per trattamenti sanitari di tipo psicologico, al fine di “accettare” la propria omosessualità, interventi di chirurgia, vedi mutilazione del pene, ricostruzione della vagina, ingrossamento delle labbra, sviluppo del seno, chimica per utilizzo di ormoni.

Detto che lo spirito non ha sesso, perché non è materia, quale grado di imbecillità porta un uomo ad affermare d'essere nato in un corpo sbagliato? In un corpo umano, quante entità sono ospitate, quale entità può indurre un uomo ad andare contro la sua natura biologica? Come può pensare un uomo, biologicamente maschio, di considerarsi femmina e convincersi d'essere tale, in "virtù " della somma di mutilazione, plastica e anabolizzanti? Se medicina e scienza vanno in soccorso alle esigenze disordinate di omosessuali, non è logico usare le terapie affinchè possano mettere in ordine e armonia ciò che già la natura ha disposto?

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Agli inizi del XX secolo la cultura del tempo condannava senza mezzi termini ed in ogni regione del mondo la condotta omosessuale che solo nella seconda metà del secolo iniziò il suo coming out. Il discorso che attribuisce al fascismo azioni persecutorie nei confronti degli omosessuali è un clamoroso falso storico: non solo tali azioni furono inferiori a quelle esercitate nella maggioranza degli altri Stati ma lo furono di gran lunga rispetto alle misure praticate nella rinnovata democrazia antifascista del nostro paese dopo la seconda guerra mondiale. Il regime che pur voleva la “maschia gioventù” non emise mai leggi discriminatorie contro gli omosessuali ed in questo il codice Rocco non si discostò dal precedente codice Zanardelli che non condannava l’omosessualità bensì “l’esibizione in pubblico di atti contro la pubblica decenza” intesa secondo la morale del tempo.

Gli omosessuali italiani colpiti da un limitato periodo di confino politico durante il Ventennio furono circa 80 (O-T-T-A-N-T-A) e tutti per reati contro il buoncostume. Molte di più furono le condanne ante e post regime fascista.

La democrazia del dopoguerra prendendo le mosse dal Maccartismo USA giunse a far emanare al Ministero dell’Interno una circolare avente come oggetto: “omosessualità-repressione”. In quella circolare si lamentava la difficoltà a procedere in tal senso in quanto il codice Rocco lasciato dal fascismo non prevedeva nulla a proposito.

Il fascismo non ha perseguitato i gay pur non approvando la loro scelta. Circa 80 furono quindi i confinati in 20 anni di fascismo con tanto di mantenimento a spese dello Stato con la somma di 10 lire al giorno, somma considerevole per i tempi. Fra questi 80 confinati, media di 4 all’anno, oltre quaranta (42 per la precisione) furono nella sola Catania ove un questore zelante di nome Molina, aveva interpretato più severamente le disposizioni del Governo Mussolini di certo più garantista di quello di De Gasperi che in fatto di repressione dell’omosessualità fu superato solo dal governo Moro.

Fatta infatti la tara sugli eccessi del Questore Molina contro due perseguitati all’anno del regime Mussoliniano ne abbiamo più di 1000 (!!!) all’anno lungo tutto il decennio che va dal 1950 al 1960.

Scrive Dario Petrosino su “Storia e Futuro” sulla base di documentazione conservata all’Archivio Centrale dello Stato: “Nelle relazioni al capo della polizia conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato (ministero dell’interno, dipartimento generale della pubblica sicurezza), emerge con chiarezza la consistenza del fenomeno: la raccolta dei dati ha inizio nel novembre 1952 e già in quell’anno in soli due mesi vengono eseguiti 518 provvedimenti di polizia che salgono a 1117 nel 1953 e 1407 nel 1954. Da 1955 inizia un calo che vede scendere il numero dei provvedimenti a 671 e poco sopra i 600 negli anni successivi. Poi la curva ricomincia a salire e a metà degli anni ’60 gli omosessuali finiti sotto la lente della pubblica sicurezza sono ancora di più: 1474 nel 1964, ben 3062 nel 1965. Possiamo affermare con rapido calcolo che tra il 1952 e il 1965 furono compiuti in Italia dalla polizia più di 11 mila provvedimenti tra fermi, ammonizioni, diffide, arresti e invii al confino nei confronti degli omosessuali. Credevamo che l’invio al confino fosse una prerogativa dell’odiato regime ed invece apprendiamo che la Repubblica in questo ha battuto il Fascismo per ben più di 100 a 1!”

Con questa mole di interventi di polizia oggi in Italia si parla solo della persecuzione nazifascista di omosessuali confondendo, nella mescolanza dei dati e delle posizioni, le vere responsabilità democristiane nel silenzio complice delle sinistre, per i provvedimenti omofobici polizieschi durante la Repubblica nata dalla Resistenza.