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Il consigliere provinciale Luca Zeni deve studiare.

I rossi, ormai rosa, professionisti del buonismo in salsa "partigiana Forteto-Bibbiano", non perdono mai occasione per mostrarsi campioni di autolesionista ignoranza. Il signor Zeni asserisce, che Fratelli d’Italia, è un partito di destra radicale di ispirazione fascista! Il partito nazional fascista nasce con i soldi dei servizi segreti inglesi, apparato segreto che finanzia Mussolini fino al 1925. Chiusa la parentesi fascista, gli americani costituiscono e finanziano il Movimento Sociale Italiano. Almirante stesso sosteneva che il partito da egli guidato sarebbe stato traghettato alla “causa atlantista”. Così fu, infatti, il testimone fu passato a Gianfranco Fini, colui che definitivamente, dopo la svolta di Fiuggi scorticò dall’ MSI le ultime “scorie post fascismo”, definendo il fascismo male assoluto, diventando di fatto il primo tra gli anti fascisti (50 anni dopo, aveva ripercorso le strade già battute da Napolitano, Scalfari, Biagi, Foà, Segni, Bocca…). Fratelli d’Italia è erede di Alleanza Nazionale, tant’è che il nome per esteso è Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale. Rimanendo in Trentino, chi sarebbero i fascisti locali tesserati in Fratelli d’Italia? Cia, De Bertoldi, Biscaglia, Eccetera? Quest’ultimi se accostati al fascismo (che non conoscono, come non lo conosce Lei) o se si ritengano fascisti, risponderanno che il fascismo è letame e che non sono fascisti. Le assicuro, che non mentirebbero, perché per essi è così, la loro risposta sarebbe sincera. Egregio signor Zeni, si metta l’anima in pace, i rappresentanti più in vista di Fratelli d’Italia, sono più anti fascisti di Lei! Cia, buon uomo non ha fatto niente di male, è innocuo, cerca solo disperatamente di garantirsi la prossima rielezione come consigliere provinciale.

Esimio avvocato Zeni, con la fine della I° guerra mondiale, e a seguito delle ratifiche del trattato di Versailles il  Trentino Alto Adige rientrò nei confini italiani, così come furono modificati confini di altri territori, secondo i desideri di altre nazioni democratiche vincitrici, Regno Unito, Francia, Stati Uniti. In quegli anni il fascismo non esisteva, gli irredentisti erano i socialisti. Non il fascismo che appunto non esisteva ma i governi liberali cambiarono la toponomastica dell’Alto Adige. Era stato il governo di Giovanni Giolitti che assegnò l'incarico al presidente dell'Istituto geografico italiano di rilevare ed elencare i toponimi italiani in Alto Adige. La redazione della toponomastica ufficiale (comunque bilingue) fu dovuta ad una decisione del Governo Giolitti V, perfezionata durante i governi Bonomi e Facta. Il  programma di completa traduzione della toponomastica tedesca e ladina fu invece realizzata solamente con un regio decreto del marzo del 1923, quando ancora il Re non aveva ancora dato pieni poteri al solo partito fascista. Per altro, storicamente, da sempre le nazioni vincitrici che acquisivano nuovi territori, come regola adeguavano i toponimi alla proprie lingue, ne sono un esempio pertinente le modalità utilizzata dagli Asburgo con i territori annessi all’impero, italiani compresi. Il processo di germanizzazione dei territori geograficamente italiani hanno avuto inizio nel 1024 con gli editti di Corrado II ed ebbe il suo punto centrale con Massimiliano I nel 1500. Proprio in questo periodo si ebbe l'avvicendamento della maggioranza linguistica tra italofoni e germanofoni. A metà 1700 Maria Teresa d'Asburgo impose la sola lingua tedesca come idioma da utilizzare per tutti gli atti pubblici e religiosi, vietando italiano e ladino. A fine secolo successivo Francesco Giuseppe d'Asburgo si fece promotore di leggi con le quali invitava i cittadini italofoni dell'Alto Adige a spostarsi verso il Trentino e suggeriva ai cittadini ladini di farsi assimilare dalla popolazione germanofona. Mentre per il gruppo "puramente" italiano la germanizzazione portava ad una deportazione in altri territori italiani di controllo asburgico (Lombardia e Veneto) o nei campi di internamento; la componente ladina subì invece un tentativo ancora più forte di distruzione dell'identità linguistica: a tutti gli abitanti venne cambiato il cognome germanizzandolo (ad esempio Costa divenne Kostner, Ciampac divenne Kompatscher (nome noto in Alto Adige), al gruppo linguistico venne tolto ogni riconoscimento ufficiale portandolo ad uno status di inesistenza o, nel migliore dei casi, assimilazione a quello italiano ed infine alcune zone, come la Val Venosta, vennero "svuotate" dai ladini con la scusante di gestire eventuali questioni religiose con i vicini protestanti del Grigioni, comprimendone la presenza in valli vicine (Val di Sole e Val di Non).

 

Come conseguenza della terza guerra d'indipendenza italiana, che portò all'annessione del Veneto al Regno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste. Quando nel 1815 gli Asburgo annessero Verona al proprio impero, cambiarono il nome della città scaligera con il nome di Bern, in onore di Teodorico (Andreas Hofer eroe della fede edizione il cerchio, pag.12).  “Bisogna che i lombardi dimentichino di essere italiani; le mie province d’Italia non devono essere unite fra loro che dal vincolo dell’ubbidienza all’Imperatore” – Francesco Giuseppe (Gesualdo Vannini, Introduzione a La Vita e le Opere di Raffaello Lambruschini, Tipografia Guainai, Eboli 1907).

 Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla germanizzazione o slavizzazione dell'aree dell'impero con presenza italiana: «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.» Insomma, rispetto alle imposizioni austroungariche, i provvedimenti dei governi italiani in merito al riordino della toponomastica alto atesina, furono dei dilettanti.

Va ricordato, che proprio la popolazione Alto Atesina, aderì quasi nella totalità al progetto nazionalsocialista, tant’è che non vi fu alcun fenomeno resistenziale, inoltre nel 1933 era sorto il Völkischer Kampfring Südtirols (di ispirazione nazionalsocialista), che predicava l'annessione dell’Alto Adige alla Germania; dalle ceneri del Völkischer Kampfring Südtirols nacque il movimento terrorista separatista BAS. Durante il governo fascista, in Alto Adige si poterono contare 4 morti politici a fronte delle 21 uccisioni operate dai militanti del BAS dalla fine degli anni 60 in poi. La giustizia democratica italiana ha condannato 157 persone: 103 italiani di lingua tedesca, 40 cittadini austriaci, 14 cittadini della Germania occidentale.

“conosco i miei conterranei. Quanto maggiore sarà la libertà che loro concederete, tanto più essi ne useranno e ne abuseranno. Tutte le autonomie che voi italiani accorderete loro, con tutta la buona volontà di creare una collaborazione con loro, saranno altrettante armi che essi rivolgeranno contro voi stessi. A poco a poco, nell’ambito della legalità, che voi stessi avete ricostituita, della libertà, che voi avete concessa agli alto-atesini, la situazione degli italiani in Alto Adige sarà insostenibile” – Karl Gruber, Vienna, 12 gennaio 1946, dal resoconto diplomatico del rappresentante politico italiano a Vienna Coppini sul colloquio avuto con il ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber.

Signor Luca Zeni, Alla luce di quanto scritto sopra -che la prego di smentire se ne è capace- è ancora sicuro che il problema per l’Alto Adige sia Fratelli d’Italia? Un vero uomo di sinistra il magistrato Guido Salvini, il giudice delle stragi terroristiche, in una intervista, interrogato sul pericolo fascista, rispose così come segue: “L’allarme sul fascismo è infondato. E’ solo l’ultimo collante del centrosinistra”(https://notizie.tiscali.it/interviste/articoli/allarme-fascismo-bufala/?fbclid=IwAR05MUqoGbsCMjyTAhEkFwGbeuvT87sTcwMCdesfMqktbJG1nvRwOd3VFc8).

Caro consigliere provinciale Luca Zeni, se è sua ambizione scomodare striscia la notizia per ricevere il tapiro d’oro e sicuramente sulla buona strada, una strada a doppia corsia se all’abbaglio fascista somma lo scivolone su Qnon, forse scambiato per un’offesa omofoba Cunon!

Emilio Giuliana