Mafia.

Della Mafia si fa un gran parlare, ma molto probabilmente in pochi conoscono il significato di questa parola. Pur precisando l’incertezza dell’etimo, i vocabolari di lingua italiana riportano che dovrebbe essere una parola d’origine siciliana, maffia (con due effe), il quale significato in lingua italiana, baldanza spocchia. L’indeterminatezza del significato della parola ha fatto anche pensare, che potrebbe essere di origine araba mahyas, ovvero smargiassato. Nel dubbio e nella supposizione, si può avanzare un’altra ipotesi, forse la più credibile, MAFIA è un acronimo, Mazzini Autorizza Furti Incendi Assassinii.

L’unificazione (come incessantemente ripeto, altro è l’unità) d’Italia fu un’operazione della massoneria inglese (con i soldi dei banchieri Rothschild), Mazzini ne era un affiliato e loro uomo di primo ordine e spicco. La segretezza, e i riti di affiliazione della MAFIA sono mutuate dalle logge massoniche. Le logge Massoniche ai più alti livelli rispondono a un Super Vertice, costituito da pochi uomini, che hanno come denominatore comune la loro appartenenza etnica.

Dunque, lo Stato italiano, dalla sua nascita in poi, risponde ed è diretto dalla mafia, il resto, votazioni, democrazia, eccetera, eccetera, sono specchietti per le allodole.  

In Italia, per un certo periodo la massoneria ebbe pochi margini d’azione, a causa di una legge che impediva l’esistenza di associazioni segrete; nello stesso periodo vennero piegate la mafia in Sicilia e la camorra in Campania, in quel lasso di tempo alla guida dell’Italia ci fu il governo monarchico fascista. Mussolini pagò caramente per le scelte ed azioni operate contro la massoneria e le mafie, fu ammazzato barbaramente (macellato) e ritualmente impiccato a testa in giù a piazzale Loreto. Durante il secondo conflitto mondiale, manco a dirlo, lo strumento utilizzato dal “Fratello” Franklin Delano Roosevelt per sbarcare in Italia, fu proprio la Mafia, vedasi Lucky Luciano e Vito Genovese.

Nell’Italia post fascista, “onorati uomini”  furono dislocati ai vertici della politica, e posti di comando, nella gestione del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Ad esempio Il primo sindaco della mia città nascita, Caltanissetta, fu tale Cammarata.

Falcone fu condannato a morte, perché capì veramente cos’era la mafia, non limitato al racconto della vulgata. Falcone, come anni prima Walter Tobagi il giornalista del Corriere della Sera, che coraggiosamente o inconsciamente aveva scritto e raccontato in un suo articolo, del potere mondiale costituito dal “super vertice”, furono ammazzati, perché andarono oltre.

Per i più restii a credere e  digerire ciò che ho scritto, in fatto di logge e i loro controllo dei poteri dello Stato, ricordo le testimonianze degli ex magistrati Carlo Palermo e Luca Palamara.

Giovanni Falcone è stato ucciso da fuoco “AMICO”, e tra i molti che ad ogni anniversario della sua morte lo celebrano, si annidano i suoi mandanti.