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<<non si può escludere che dall'accoppiamento tra uomini e ominidi.........>>

Una corposa rassegna sui fossili di ominidi nel mondo, ha messo in luce indizi secondo i quali non sarebbe da escludere la possibilità che gli esseri umani coesistessero con queste creature nel corso del Pliocene. Ciò potrebbe risultare valido anche per i giorni nostri. Durante gli ultimi cento anni circa, i ricercatori hanno accumulato solide prove che creature simili agli uomini di Neanderthal, all’Homo erectus, e agli australopitecidi vaghino ancora oggi nelle zone selvagge del pianeta.

Studiosi accreditati hanno: 1) osservato questi uomini primitivi nel loro ambiente naturale; 2) esaminato esemplari vivi che erano stati catturati; 3) studiato esemplari morti e 4) collezionato testimonianze fisiche degli uomini selvaggi, comprese centinaia di impronte di piedi. Hanno inoltre intervistato informatori estranei all’ambiente scientifico e indagato nell’estesa panoramica di racconti sull’argomento offerta dalla letteratura e dalle tradizioni dei tempi antichi.

Per taluni ricercatori, lo studio delle creature definibili come uomini selvaggi fa parte dell’ambito di una vera e propria branca della scienza chiamata criptozoologia con un termine coniato dallo zoologo francese Bernard Heuvelmans. La criptozoologia si occupa di indagini scientifiche su specie la cui esistenza è stata riferita, ma non pienamente documentata. La parola greca Kryptos significa “nascosto”, per cui la criptozoologia corrisponde allo “studio degli animali nascosti”. Esiste una Società internazionale di criptozoologia, il consiglio di amministrazione della quale comprende biologi, zoologi e paleontologi appartenenti a università e musei di tutto il mondo. Lo scopo della società, come è dichiarato nella sua rivista, «Cryptozoology», è quello di «indagare, analizzare, pubblicare e discutere tutti gli argomenti collegati con gli animali di insolita forma o dimensioni, o di insolita comparsa nel tempo o nello spazio». Un normale numero di «Cryptozoology» di solito contiene uno o più articoli di scienziati sull’argomento dell’uomo selvaggio.

Sarebbe davvero possibile ipotizzare l’esistenza di una specie di ominidi sconosciuta su questo pianeta? Molti troveranno la cosa difficile da credere per due ragioni. Perché suppongono che ogni centimetro della Terra sia stato esplorato in lungo e in largo. E suppongono inoltre che gli scienziati posseggano un inventario completo degli animali e delle specie che abitano il nostro mondo. Entrambe le supposizioni sono sbagliate.

Innanzi tutto, anche in paesi come gli Stati Uniti, esistono ancora vasti territori disabitati e zone poco frequentate. In particolare, nella parte nord-occidentale dell’America del Nord esistono vaste regioni coperte da fitti boschi e terreni montagnosi, che, sebbene siano stati rilevati dall’alto con l’impiego degli aerei, vengono di rado percorsi dall’uomo sul terreno.

E in secondo luogo, un numero sorprendente di nuove specie di animali viene tuttora scoperto ogni anno: circa cinquemila, secondo una stima prudente. Come si può facilmente supporre, per la maggior parte si tratta di insetti. Eppure, Heuvelmans nel 1983 osservava: «Molto recentemente, durante il decennio tra il 1970 e il 1980, sono state scoperte ogni anno circa centododici specie di pesci, diciotto nuove specie di rettili, circa dieci nuove specie di anfibi, lo stesso numero di mammiferi e tre o quattro nuove specie di uccelli».

Emilio Giuliana

Uno dei postulati dell’evoluzionismo contrasta le asserzioni di divina Rivelazione sulla caduta dell’uomo, creato da Dio perfetto e poi precipitato nelle deficienze inferte e determinate nella nostra natura dal peccato.

Infatti, checché ne dicano gli scienziati della Specula Vaticana - i quali pensano di poter conciliare l’inconciliabile (classico e quanto mai calzante diavolo ed acqua santa) -l’idea stessa di una evoluzione dal meno perfetto al più complesso implica un vero capovolgimento di prospettiva nei confronti del peccato originale, il quale, al contrario, attesta precisamente una decadenza da una situazione di benessere ad altra certamente peggiorativa.

Tra l’altro, non occorre essere dei geni per porre in evidenza un dato di fatto acclarato: la verità di un decadimento ed abbrutimento dell’umanità «verso il basso» è tema ricorrente in tutte le antiche tradizioni: dai miti dell’Olimpo narrati da Esiodo [«un’aurea stirpe di uomini mortali», che «crearono nei primissimi tempi gli immortali che hanno la dimora sull'Olimpo. Essi vissero ai tempi di Crono, quando regnava nel cielo; come dèi passavan la vita con l'animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro (...) tutte le cose belle essi avevano» (Le opere e i giorni, versi 109 e seguenti)], fino alla tradizione egeoanatolica degli Iperborei, passando per il Satya Yuga, indù - epoca della Verità, nella quale Tumanità gode di una spontanea saggezza data dalla propria vicinanza al divino - senza tralasciare le narrazioni sciamaniche, antecedenti al buddismo, ed in questo incorporate nella dottrina del «Kalachakra» (la«Ruota del Tempo»), ove si racconta di una mitica città di «Shambhala», in Sanscrito «Fonte della Felicità»..., per terminare con i riscontri di caratteri cuneiformi (nella biblioteca di Nippur), che cantano di una perduta età delforo, terminata, secondo i Sumeri, a causa della gelosia del dio Enki nei confronti del dio Enlil...(ricorda nulla? l'inizio del libro della Sapienza...).

Genesi, quindi, non è voce isolata, ma spiegazione teologica e storica di un evento realmente accaduto.

Si potrebbe sempre obiettare che si tratti di copiature reciproche o risalenti ad un «antenato comune», come al solito mai trovato ed inventato di sana pianta... – un po’ come, passatemi l’analogia, che qui nulla c’entra, ma che rivela l’atteggiamento mentale dello studioso moderno e modernista (colmo di pregiudizi ideologici!) la fonte Q dei santi Vangeli! (ovviamente fonte inesistente, considerato il brevissimo lasso di tempo tra fatti e narrazione del fatto... a meno che non la si voglia identificare con gli «appunti» dei santi apostoli, ma l’intenzione, nel caso di specie, è quella di interporre un lasso temporale che giustifichi la tarda composizione!) -questo antenato/tradizione sarebbe quella che abbia poi influenzato tutte le altre; ma se fosse così, allora ci troveremmo niente più e niente meno che nell’alveo dell’unica Tradizione (difesa a diverso titolo da esoteristi e da cattolici, non modernisti si intende!) che poi è stata cambiata ed adattata a seconda dei luoghi e delle circostanze, senza nulla togliere alla verità del suo nucleo essenziale.

Al contrario, l’idea di un’età della Pietra -tanto propugnata da archeologi evoluzionisti (magari in latenza o inconsapevolmente) - è funzionale proprio al racconto dello scimmione «evolutosi», anche se risulta tuttavia poco conciliabile non soltanto con le tradizioni antiche - che, per il fatto di attestare tutte contemporaneamente le medesime verità, sebbene variamente sfumate, debbano perciò stesso meritare l’attenzione di antropologi e studiosi: se tutti hanno creduto la stessa cosa in luoghi differenti, probabilmente quella cosa deve avere, per lo meno, una parvenza di verità; sembra invece insostenibile pensare il contrario (come di fatto accade con l'evoluzione dell’umanità, secondo parametri di antropologia evoluzionista: età della pietra, età del bronzo, del ferro e via dicendo...) -ma perfino ai numerosi ritrovamenti archeologici.

Tanto è così che lo stupore degli studiosi di fronte a reiterate conferme di «impossibili storici» sfocia nel fantascientifico: sempre più spesso l’archeologia si muta in paleofulogia. Tutto questo però accade soltanto per una ragione: mai contestare l’assioma ideologicamente scelto dell’evoluzione umana! È chiaro: se l’uomo discende dalla scimmia, prima di essere un sapiens vero e geniale, devono passare secoli, anzi!, millenni! Dal che quanto cozza contro tale non provata teoria il rinvenimento di reperti archeologici completamente inspiegabili dal punto di vista cronologico, stante la supposta arretratezza del genere umano per l’epoca alla quale risalgono?

Ecco perché diversi documentari su History, Discovery Chanel, National Geografic si riempiono delle opinioni di fantascienziati, amanti di UFO, alieni e civiltà superiori, che ci avrebbero colonizzato ilio tempore... di fatto, altra spiegazione non c’è! Delle due l’una: o l’uomo preistorico non è mai esistito (quindi era già evoluto e tecnologicamente avanzato, in qualche modo, e pertanto, mai scimmione!!!) oppure devono essere stati gli alieni.

Chiaramente la prima ipotesi non viene neppure presa in considerazione: meglio l’improponibile omino verde colonizzante piuttosto che contraddire Darwin... l’infallibile!

Mi riferisco, pertanto, ai cosiddetti misteri dell’archeologia antica, non soltanto i cosiddetti «OOPARTs», ovvero «Out Of Place ARTifacts», che potremmo tradurre come «Manufatti fuori luogo», ma interi siti preistorici, che lasciano molto perplessi i moderni studiosi. Senza fare un elenco esaustivo: dalle Piramidi a Gobekli Tepe e ancora dalla piramide di Yonaguni alle linee di Nazca... e via dicendo.

Invito alla lettura di alcuni spunti di riflessione al sito harunyahya.it utili a comprendere quanto finora oggetto di riflessione.

di Stefano Maria Chiari