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Il presidente della Tanzania John Magufuli nazionalizza le risorse del suo paese. E’ iniziato il conto alla rovescia per il coraggioso John Magufuli, i vampiri internazionali troveranno il modo di estrometterlo, vivo o morto.

  

Il presidente Magufuli sfida le multinazionali dell’estrazione: sfruttano la nostra ricchezza

Il presidente John Magufuli è chiamato il «Bulldozer africano» per la sua leadership di ferro

«Siamo circondati dalla ricchezza, dobbiamo proteggerla, non è possibile che gli stranieri vengano e ne beneficino truffandoci». Così parlava John Magufuli, presidente della Tanzania, due anni fa, subito dopo la vittoria alle urne. Detto fatto. Il «Bulldozer africano», come è soprannominato il Capo di Stato per la sua leadership di ferro, ha deciso di stravolgere le regole del gioco del settore minerario facendo tremare le gambe alle tante aziende straniere che da decenni sfruttano i giacimenti di oro, tanzanite, diamanti ed uranio di cui la Tanzania è ricca. Aumento delle royalties dal 4% al 6%, nazionalizzazione del 16% di tutte le cave del Paese, forza lavoro locale e divieto assoluto di esportazione di minerali grezzi. Riforme radicali che hanno messo all’angolo colossi del settore come Anglo Gold Ashanti e Barrick Gold, costretti ad intavolare le trattative senza troppe via d’uscita.

 

I primi mal di pancia risalgono al marzo scorso quando la britannica Acacia, la principale società mineraria in Tanzania che produce oro, era stata accusata da una commissione voluta da Magufuli di non aver pagato negli ultimi 20 anni licenze estrattive allo Stato per 190 miliardi di dollari. Dopo mesi di trattative si è arrivati ad un accordo che prevede un versamento immediato da parte della compagnia inglese di 300 milioni nelle casse dello Stato. A cui si aggiunge l’obbligo di lavorazione dei minerali grezzi in patria con manodopera locale. 

Dall’oro ai diamanti il pugno duro di Magufuli si è abbattuto senza distinzione anche su altre compagnie inglesi, come la Petra Diamonds, a cui lo scorso 31 agosto è stato sequestrato un carico di diamanti dal valore di 30 milioni di dollari pronto a prendere la via di Londra dal porto di Dar es Salaam. Secondo il ministero delle Finanze, la compagnia avrebbe volutamente sottovalutato il valore dei minerali per pagare meno imposte. Risultato: il carico è stato espropriato e nazionalizzato.

 E il prossimo a farne le spese potrebbe essere il governo russo, interessato ad un programma d’estrazione in un enorme giacimento di uranio, ma vicino a far saltare il banco dopo il cambio di direzione di Magufuli sempre più sulle orme del compianto eroe nazionale Julius Nyerere, padre della patria ed uno dei principali politici africani dell’epoca post-coloniale. La stretta è arrivata anche sui minatori illegali, figura professionale altamente diffusa in tutti gli Stati africani: uomini e bambini che ogni giorno rischiano la vita per estrarre piccoli quantitativi di minerali per poi rivenderli sul mercato nero. D’ora in poi non sarà più possibile: Magufuli ha dato il via alla costruzione di enormi muri protettivi in prossimità delle cave di tanzanite, la caratteristica e preziosa pietra blu della Tanzania.

 Il settore minerario contribuisce al 3% del Pil nazionale, troppo poco secondo il «Presidente di ferro», deciso a trasformare una delle perle turistiche dell’Africa orientale in un eldorado non solo per le multinazionali minerarie, ma in primis per gli abitanti stessi. Su circa 45 milioni di persone, il 70% dei tanzaniani vive ancora al di sotto della soglia di povertà. 

 Il «Bulldozer africano», che in campagna elettorale prima dei comizi faceva sessioni di flessioni davanti ai suoi elettori, non scherza e lo si è visto anche dai tagli drastici alle spese della politica. Da 30 a 19 ministri e licenziamento immediato degli oltre 10 mila falsi impiegati pubblici. Il tempo delle feste sembra essere finito in Tanzania, tanto da annullare la Festa dell’Indipendenza e trasformarla nella Giornata della pulizia delle strade, ad aprire le fila con tanto di ramazza in mano John Magufuli. 

http://www.lastampa.it/2017/10/23/esteri/la-tanzania-sfida-i-colossi-dei-diamanti-pi-tasse-e-risorse-nazionalizzate-bWi68n2CteCCtRTc3o5yqJ/pagina.html