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<<Era l’11 settembre 1978 quando l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, accoglieva al Quirinale il Presidente della Somalia Mohamed Siad Barre. Erano le 12.15 quando l’ospite giunse al Palazzo del Quirinale. Un anno prima della scadenza terminò il nostro incarico fiduciario e l’autogoverno si sviluppò al principio abbastanza bene, sia pure con un modello sui generis di democrazia (peraltro non solo somala). Verso l’Italia mantennero a lungo un atteggiamento molto deferente. Ricordo un singolare episodio durante la visita di Siad Barre a Roma. Nel brindisi, alla colazione nel torrino del Quirinale, Pertini ebbe la strana idea di chiedere scusa ai somali per quanto fatto dagli italiani. L’ospite rispose che verso l’Italia non avevano che gratitudine; e che — Pertini si rannuvolò bruscamente — nel 1935 erano stati gli etiopici e non i fascisti a provocare la guerra>> - ( http://www.30giorni.it/articoli_id_2668_l1.htm).

La storia ci dice che negli anni Trenta il continente africano avesse due soli Stati sovrani: la Liberia e l’Etiopia. Il resto dell’Africa, fatta eccezione delle colonie italiane di Libia, Eritrea e Somalia, apparteneva a Francia, Inghilterra, ed in minor parte a Spagna, Portogallo e Belgio. Le ex colonie dell’Impero tedesco erano state spartite fra i vincitori fra cui, stranamente, non figurava l’Italia che pure alla vittoria il suo contributo l’aveva dato.

In realtà la Liberia era una repubblica proclamatisi indipendente con una costituzione mutuata dal modello statunitense e di lingua ufficiale inglese. La sua popolazione era in maggioranza costituita da ex schiavi americani affrancati. La dipendenza economica, militare e politica dall’America era un fatto indiscutibile come indiscutibile era la soggezione dell’Etiopia all’Inghilterra.

Le colonie Italiane erano state acquisite dai governi liberali antecedenti al fascismo ed anche l’Etiopia faceva parte del complesso coloniale cui aspirava l’Italia liberale e che il fascismo riuscì a realizzare. Le richieste legittime, dato il contributo alla vittoria del primo conflitto mondiale, di partecipare alla spartizione delle colonie tedesche furono respinte dagli anglo-francesi; ed il governo liberale dovette subire l’ennesima umiliazione. E mentre ciò avveniva l’Africa e gran parte dell’Asia divenivano oggetto di nuove spartizioni coloniali fra Inglesi e Francesi. Parallelamente, in Asia iniziava e consolidava il colonialismo russo. Nel dicembre 1922 fu ufficialmente costituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, come unione di RSFSR, Ucraina, Bielorussia e Federazione transcaucasica (Armenia, Georgia e Azerbaigian). Le istituzioni centrali dell’Unione assunsero un’ampia autorità non solo in politica estera e nel settore militare, ma anche in quelli economico e sindacale, della giustizia, dell’educazione e della sanità, e di fatto la Repubblica russa dominò l’Unione. Nel 1924 furono costituite le Repubbliche del Turkmenistan e dell’Uzbekistan, e nel 1929 la quella del Tagikistan. Nel 1936 furono create le Repubbliche del Kazakistan e del Kirghizistan e la Federazione transcaucasica fu sciolta, dando vita alle Repubbliche federate di Armenia, Azerbaigian e Georgia.

Dunque, la conquista delle colonie non fu quindi, invenzione dello spirito “sopraffattore ed imperialista” del fascismo. Storici male informati o in malafede, gli stessi che definiscono liberatori gli alleati al comando di truppe in gran parte formate da popoli nella loro disponibilità coloniale, fanno risalire al governo di Mussolini fin dal 1925 l’intenzione di occupare l’Abissinia. Essi non sanno, o non vogliono sapere, che questa atavica intenzione era già nei governi democratici che precedettero la conquista del potere da parte dei fascisti. Questi ultimi, portando avanti la politica coloniale dei governi della precedente “democrazia”, riuscirono là dove i loro predecessori non erano riusciti con inutili sacrifici di risorse e di sangue e dure sconfitte, militari e massacri di Dogali e Adua.

Queste erano le condizioni obiettive in cui tutte le maggiori nazioni avevano attuato una spregiudicata politica coloniale decisamente imperialista, ed in quella condizione solo quella dell’Italia post-liberale, che era povera di ricchezze naturali e ricca di braccia desiderose di lavoro, fu giudicata aggressiva verso un territorio ove si praticavano normalmente la schiavitù, la razzia dei predoni e le guerre tribali. Mussolini nel 1928 aveva firmato un trattato di amicizia con il governo abissino di Hailé Selassié sperando anche di porre fine alle continue incursioni dei predoni che razziavano le colonie italiane confinanti con l’Etiopia. A queste scorribande era stato posto un primo argine efficacie con l’arruolamento dei Dubat, i bersaglieri neri, addestrati e comandati da ufficiali italiani. L’ennesima provocazione dei predoni abissini al comando di Omar Sammantar fu l’attacco al posto di frontiera italiano di Ual-Ual che venne respinto dai Dubat, combattenti di eccezionale valore e fedeli all’Italia. Gli assalitori in precedenza avevano assassinato a pugnalate un nostro ufficiale e massacrato i difensori di un altro presidio italiano. L’incidente di Ual-Ual, assalito da migliaia di etiopi, fu l’episodio che segnò l’avvio della guerra per la conquista dell’Etiopia da parte italiana.  Su Israel del 10 ottobre 1935, in occasione del Kippur, i Rabbini invocarono il favore divino «in quest’ora storica e su chi regge i destini e sui valorosi soldati italiani». In ampie zone dell’Etiopia, fra Gondar e il lago Tana, vivevano i falascià, popolo di origini e tradizioni ebree. L’Unione delle Comunità giudaiche, nel 1936, si accordò con il governo italiano per la tutela di quelle popolazioni. Attraverso apposite norme, la piccola comunità falascia, venne difesa dalle violenze da parte delle popolazioni, soprattutto mussulmane. A seguire quella vicenda furono Lessona, Ministro delle Colonie, ed il Rabbino Carlo Alberto Viterbo.

In quel periodo storico il popolo italiano, in ogni sua componente, espresse il massimo del consenso verso il fascismo e praticamente è come avesse eletto Mussolini all’unanimità per alzata di mano. Prova ne è un Il testo che fu firmato da oltre sessanta dirigenti del PCdI, tra cui Palmiro Togliatti: “appello ai fratelli in camicia nera, noi comunisti vi diamo una mano perché siamo come voi e vogliamo far proprio il programma del 23 marzo 1919, un programma di pace, libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori un’alleanza fra camerati e compagni. Solo attraverso una riconciliazione e un’unione fraterna fra fascisti e non fascisti abbatteremo i pescecani nel nostro paese” – (Lo Stato Operaio, n°8 agosto 1936, Palmiro Togliatti).

Fu colonialismo l’occupazione politico-militare dell’Armata Rossa sui civili popoli lituani, estoni e lettoni o della Polonia o della Cecoslovacchia, Bulgaria, Romania ed Ungheria. Non si chiamavano imperi il sovietico ed il britannico e non si parla ancora oggi di imperialismo americano? Forse, ancor oggi, l’Italia non è una colonia Americana?

Ogni secolo ha avuto il suo colonialismo. Oggi, dopo che il mondo si è “liberato” del fascismo, con l’aiuto delle democrazie occidentali capitaliste e del cruento proletariato di Stalin, spadroneggia il colonialismo del petrolio, dell’uranio, droga, finanza.

Il colonialismo è definito comunemente come «l’estensione della sovranità di una nazione su territori e popoli all’esterno dei suoi confini, per facilitare il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio». Fra tutti i colonialismi, i nostrani globalisti puntano il dito contro gli “italiani buona gente”.

https://www.ildolomiti.it/societa/2021/vie-piazze-e-monumenti-litalia-celebra-ancora-crimini-e-criminali-del-colonialismo-italiano-la-mappa-del-collettivo-wu-ming?fbclid=IwAR1GSXXmQLc366Eti9kcu_8pMu9x7rqJeMevTFUHSKriIDmMynr1j1N-uQ8