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<<oggi siamo di fronte a donne gravemente contagiate, rovinate materialmente otre che moralmente; e lo Stato avrebbe dovuto fare il suo dovere nei confronti di queste disgraziate>>. Onorevole Luigi Preti, seduta parlamentare del 7 aprile 1952.

Nel 2008 il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha appro­vato una risoluzione in cui stupri e violenze sessuali com­messi durante i conflitti vengono considerati «crimini di guerra».

Gran parte delle donne ciociare e di tutti i paesi attraversati dai Goumiers, loro vittime non hanno potuto gioirne: a quasi ottant’anni da quegli eventi, pochissime sono ancora in vita. Restano sul­lo sfondo le loro drammatiche esperienze e le loro battaglie per ottenere un risarcimento, oltre ai «cunti» tramandati

della gente della Ciociaria, della Sicilia e della Campania. «Nessuno potrà mai perdonare le violenze inflitte alle don­ne, ai bimbi, agli anziani di Esperia e in tanti altri paesi»  dichiarò nel 2004 a Montecassino il presidente della Repubblica italiana Ciampi.

Maria maddalena Rossi era una militante comunista, femminista della prima ora, tra le fondatrici dell’Udi, Unione donne italiane. Eletta deputata tra le fila del partito comunista nella prima legislatura repubblicana, fu lei ad aprire un fronte pubblico ed ufficiale per il riconoscimento dei risarcimenti alle migliaia di donne violentate dai militari coloniali francesi, ed in parte soldati americani ed inglesi.  La seduta parlamentare sulle violenze in provincia di Frosinone fu inserita tra mille imbarazzi all ordine del giorno. Ci vollero sollecitazioni, insistenze, per poterne discutere. Alla fine, si arrivò alla seduta notturna del 7 aprile 1952 alle 21. A dirigere i lavori cera il vicepresidente socialista Ferdinando Targetti. L’interpellanza portava una lunga intestazione che occupava ben venti righe del verbale parlamentare. In sostanza, si chiedeva ragione del ritardo a soddisfare le 60.000 pratiche di pensione e indennizzo presentate dalle donne «che subirono violenza a e truppa marocchine della V armata» e si sollecitavano notizie sulle intenzioni del governo a favore della popolazione della Ciociaria.

Nessuno dei parlamentari che appoggiavano il governo Degasperi mise la sua firma su quel documento. A presentare l’interpellanza con Maria Maddalena Rossi, c’erano invece i comunisti Aldo Natoli e Gina Borelli partigiana che aveva chiamato «assassino» Degasperi; socialdemocratici Ezio Vigorelli e Italo Cornia, oltre al socialista Nicola Pernotti. Sei parlamentari, tutti dellopposizione. Dopo quella promossa dalla Rossi, ci fu una seconda interpellanza firmata da cinque parlamentari so­cialdemocratici: Ezio Vigorelli, Mario Zagari, Luigi Preti, Matteo Matteotti, Ugo Guido Mondolfo. Se cambiavano le parole, identico era il senso espresso in un testo più sin­tetico. Si sollecitavano interventi radicali del governo per «affrontare organicamente il problema con una serie di provvedimenti atti ad indennizzare le vittime e ad arresta­re le conseguenze del male». L’argomento era da considerarsi ormai pronto per una conoscenza più ampia in parlamento. Finalmente, le «ma­rocchinate» trovavano spazio nel cuore della neonata de­mocrazia italiana, dopo un’attesa lunghissima. Fu Maria Maddalena Rossi a prendere la parola per prima e a impri­mere una direzione precisa alla questione. Divenne la prin­cipale paladina dei diritti di quelle donne. In precedenza, durante riunioni dell’Assemblea Costituente un deputato beneventano, l’avvocato socialista Giovanni Persico aveva tentato di introdurre una discussione sugli stupri in Ciociaria. Ma aveva raccolto scarsa attenzione, la Costituente aveva altro cui pensare. Visti i precedenti, Maria Maddalena Rossi era cosciente di assumersi un compito non semplice e sentiva forte la responsabilità di dover dare finalmente voce alle donne ciociare. Parlò con calore e passione. E soppesò bene termini e pause. Per lei, quello in Ciociaria era stato «uno dei drammi più angosciosi». Meticolosa e precisa come il cantore di un dramma, prese a rievocare tutti i passaggi più significativi di quella tragedia. Non risparmiò cifre e dettagli. Poi, comparve la cifra totale delle «marocchinate», almeno quella che Maria Maddalena era riuscita a calcolare. Una cifra ancora approssimativa, ricavata dalle domande presentate per ottenere un indennizzo o una pensione: 12.000 erano le donne che avevano chiesto giustizia da subito. Avevano trovato per prime il coraggio è la voglia di uscire allo scoperto: le loro istanze risalivano agli anni compresi tra il 1944 e il 1946. Dopo quei primi mesi, c’era stata un’improvvisa impennata di richieste tanto da arrivare a 60.000 domande «ancora inevase per il risarcimento».

Certi argomenti erano tabù per la maggioranza degli italiani e Maria Maddalena Rossi non ne fece mistero: «So che vi è chi si finge scandalizzato perché noi prendiamo nel Parlamento e nel paese la difesa di queste donne. Credo piuttosto che ci si debba scandalizzare perché fra noi vi è chi vorrebbe coprire questa piaga, questo delitto orrendo che fu commesso contro donne inermi, giovinette». Qualcuno, come sempre potrebbe obbiettare e giustificare il tutto, come una reazione alla ferocia nazi-fascista; ma le testimonianze oculari dimostrano inconfutabilmente, che i tedeschi non si macchiarono mai di violenze sessuali. Dopo le bombe, la fuga, la fame, arrivarono gli stupri. E su queste vicende la memoria collettiva venne messa alla prova capovolgendo le ricorrenti interpretazioni etiche sul vissuto di quei mesi: nella popolazione ciociara si radicò un’idea positiva sul comportamento tenuto dai tedeschi verso i civili contrapposta alla totale condanna su ciò che invece fecero al loro passaggio le truppe coloniali francesi. Ha scritto Daria Frezza, docente all’università di Siena: «I tedeschi hanno rispettato le donne, a differenza dei marocchini definiti bestie. È una ferita non ancora rimarginata nella memoria collettiva». Partigiani, membri del CNL, vedi don Nicola Scarsellone; il partigiano comunista Pasquale Plantera, Enzo Nizza, nome di battaglia “La Pietra”, della brigata comunista Spartaco Lavagnini, che denunciarono le disumane mostruosità marocchine, non avanzano alle forze armate germaniche alcun addebito per ciò che riguarda episodi di violenze, sessuali o meno, a danno della popolazione: «I tedeschi, per questo, salvo qualche episodio, sono immuni da critiche» - Biscarini, 1944: la liberazione di Murlo, Siena, 1993, p. 38. La sostanziale correttezza delle truppe germaniche nei confronti dei civili è testimoniata da più fonti, sia in Toscana che in Ciociaria, e a questo proposito è opportuno fare una ulteriore digressione che aiuta a comprendere meglio le dimensioni della vicenda in tutta la sua complessità. Il primo maggio 1985 ad Esperia, la cittadina ciociara teatro degli scontri decisivi tra tedeschi e Alleati nel maggio 1944, nonché degli stupri più efferati compiuti dai goums, ha avuto luogo il «1°meeting di riconciliazione». La inconsueta manifestazione è stata organizzata dall'ex partigiano esperiano professor Bruno D’Epiro e dalla stessa amministrazione comunale e ha visto come protagonisti un folto gruppo di ex combattenti tedeschi, paracadutisti e Panzergrenadieren della 71a e della 90a divisione. La cerimonia, alla quale ha preso parte l’intera cittadinanza con tanto di banda musicale e gruppi folcloristici, si è ben presto trasformata in un intera giornata di festa. Dopo il saluto del dottor Silvestro Palumbo, sindaco di Esperia, e del comandante della stazione dei carabinieri maresciallo Migliucci, agli ex combattenti sono stati offerti fiori e prodotti tipici locali. Le cronache descrivono come particolarmente toccante il messaggio di benvenuto agli ospiti letto, in tedesco, da una giovane allieva della scuola media statale e la commossa replica dell’ex ufficiale paracadutista Georg Schmitz. La giornata si concludeva con l’«Ave Maria» di Gounod cantata nella chiesa di San Pietro Apostolo da un altro reduce, Rudolf Paustian. Lo spirito che aveva permesso il meeting del 1984 non sì sarebbe esaurito con quell’unico incontro. Un gruppo di ex militari germanici è tornato ad Esperia nel maggio 1990 ed anche in quella circostanza la delegazione è stata ricevuta in municipio. Recentemente, il giornalista e scrittore, di origine ebraica, il comunista Massimo Fini, ha dichiarato: “L’esercito nazista in Italia si comportò con correttezza”. - https://www.dire.it/29-04-2022/728137-massimo-fini-lesercito-nazista-in-italia-si-comporto-con-correttezza-dureghello-e-negazionismo/. Restando sempre in Germania, se le italiane subirono la disumana bestialità dei “liberatori”, più di un milione di donne tedesche sono state vittime dell’olocausto sessuale perpetrato dalle truppe alleate. - https://www.italiaoggi.it/news/liberazione-con-un-mln-di-stupri-2445274 .

 

La violenza sulle donne, non è quella raccontata e strombazzata strumentalmente per fini tutt’altro che nobili, dagli adelphi della dissoluzione, tramite i mezzi di comunicazione di massa massificanti, e soprattutto non sono gli adelphi della dissoluzione che hanno cuore gi interessi delle donne, anzi sono i veri aguzzini, lupi travestiti da pecore, gli stessi che hanno permesso le atrocità della ciociaria, in Germania, in ogni angolo del pianeta terra. Attraverso la manipolazione del linguaggio, distorcendo il significato delle parole, vedi i diritti, le emancipazioni, le donne sono sacrificate sull’altare del capitalismo scristianizzato. È fortemente simbolico ed evidente, come forze materiali telluriche lunari e spirituali oscure, la scimmia di Cristo, abbiano scelto come bandiera alla lotta contro la violenza sulle donne, le scarpe rosse; le scarpe/pantofole rosse sono calzate dai PAPI (quelli veri), in ricordo dei milioni di martiri cristiani uccisi e perseguitati quotidianamente in ogni parte del mondo, dunque un accostamento improprio, blasfemo. La violenza contro le donne, esiste, ed è cagionata dai propugnatori ed impositori del capitalismo anti cristiano, che trova i suoi più grandi interpreti nelle famiglie Rothschild, Rockefeller, Warburg, Oppenheim, Morgan, Wertheimer, eccetera che usano a loro piacimento come pugni di ferro USA, Inghilterra, Francia; queste ultime tre nazioni, insieme alla non più esistente URSS, dal 1939 al 1945, si sono prestate per distruggere e ricostruire un mondo, il mondo attuale capitalistico anti cristiano, che struttura il proprio DNA ideologico sul sangue e le ossa  di uomini e donne, così come riportato in testa all’articolo. Raccapricciante, che l’infame, sadica, gratuita, ideologica e religiosa violenza inferta alle donne italiane durante il secondo conflitto italiano, invece che ricordato con un giorno di  lutto, viene festeggiato come giorno di liberazione, 25 aprile 1945! Affetti, da morbosa sindrome di Stoccolma, che non accenna a migliorare, anzi inspessisce la patologia, vedi il diritto (a proposito di manipolazione del linguaggio) a imbottirsi di veleni anti concezionali e abortivi, strumento pornografico e prostituzione, sfruttamento del lavoro (emancipazione, indipendenza..); a tal proposito significative le parole del regista e produttore ebreo americano Aaron Russo (1943-2007) che, nel corso di una lunga intervista rilasciata sei mesi prima di morire al giornalista Alex Jones, che la Fondazione Rockefeller finanziò i movimenti femministi degli anni Settanta per ottenere il duplice obiettivo di tassare il doppio della popolazione (dal momento in cui le donne avessero cominciato a lavorare come gli uomini) e di costringere i bambini a frequentare le scuole obbligatorie già in tenera età, così da «indottrinarli meglio» (Russo ha affermato di essere venuto a conoscenza di ciò grazie alla confidenza dell’amico Nicholas Rockefeller [vice presidente the Rockvest, membro del consiglio di amministrazione del RAND, del Central China Development council e del CFR], il quale però non risulta far parte della discendenza diretta e “ufficiale” di uno dei 6 figli di John Davison jr).

Che piaccia o no,  a  torto o ragione per unificare (altro unire) l’Italia sono state combattute tre guerre dette d’Indipendenza e in ultimo una guerra mondiale, solo in quest’ultima perirono circa  670 mila militari. In ogni piazza d’Italia vi sono apposte lapidi commemorative che ricordano il sacrificio di migliaia di uomini, non donne, ma uomini, come è giusto che sia. Quegli uomini spezzarono e sacrificarono le loro giovani vite, per difendere e proteggere le donne. Fu grazie al sacrificio di “quella soldataglia” (così definiti ed oltraggiati da blatte ideologizzate), se oggi la “puttanaglia” può prendersi il lusso e la libertà di insultarli, offenderli e dileggiarli. Ad ogni calamità naturale o catastrofe di altra origine, gratuitamente arriva a dare man forte la “soldataglia” volontaria. L’organizzazione femminista Non una di meno, può vantare lo stesso impegno sociale? La risposta è scontata! Però si sa per certo, che femministe similmente ideologizzate, le ritroviamo in altri luoghi, e per altri motivi, in questo caso sì, indegne e disumane, vedasi ad esempio Forteto, Bibbiano…Sottomissione e sfruttamento, tra le accuse mosse dal femminismo contro i maschi, biasimo che trovano origine -a loro dire- nella società patriarcale. È possibile, che tra queste paladine della difesa femminista non ve ne sia una, almeno una, cromosomicamente bilanciata? perché se ce ne fosse una, sarebbe dotata di logica, necessaria per poter comprendere autonomamente, ciò che invece spiego a seguire. L’idea di uomo (aguzzino) che hanno interiorizzato e propagandato non è frutto del patriarcato, ma bensì del matriarcato. Un bambino fin dalla nascita, rispetto alla bambina, viene oltre modo attenzionato e curato, talune volte a limite dell’ossessione, dalla propria madre; come se non bastasse, fino al termine della frequentazione del quinquennio delle scuole medie superiori, il bambino è accompagnato nella sua crescita da donne, infatti frequenta ambienti e strutture con una presenza prevalente, nella quasi totalità di un personale – educatrici, maestre, professoresse- composto da donne, asili nido, scuole materne, scuole medie inferiore, scuole medie superiore;  i maschietti per 18 anni vivono circondati da donne! Questo stretto contatto femminile influenza ineluttabilmente i ragazzi, i quali a secondo del loro carattere maturano la loro personalità, anche nelle forme degeneri, vedi disordini sessuali e morbosità con sindromi compulsive di attaccamento materno, che traslano nelle loro “mogli”, nonché causa dei famosi e percentualmente residuali e marginali “femminicidi”. Archiviato l’unico viatico utile per l’uomo, l’anno di leva militare, il maschio è stato precipitato damnatio ad bestias. L’anno di naja spezzava il ventennio di “tutela” a trazione femminile, per un periodo a traino maschile, dodici mesi in cui imparava ad usare scope, ramazze, lavare stoviglie e piatti per il numero e misura che una donna impiega in una vita, lavare i vestiti, la biancheria intima, rammentare e cucire, cucinare, docce fredde, rifarsi il letto con precisione geometrica (il famigerato cubo), sistemazione precisa e certosina del proprio armadietto…..un anno solare in cui imparare a camminare con le proprie gambe, un breve periodo ti patriarcato, che riusciva a scrollare di dosso le pesantissime scorie matriarcali! Ma purtroppo, da molti anni il militare di leva è stato abrogato, privando i maschietti del necessario e formativo breve periodo patriarcale, lasciato esclusivamente con in dosso il pesantissimo e deleterio, inadeguato, contro natura fardello matriarcale. Le Femministe, per radicare il modello di società che rivendicano, dovrebbero combattere il matriarcato e bramare il patriarcato! L’idea di donna oggetto, non è il frutto di convincimenti malsani maschili, ma è partorita volontariamente e scientemente dal mondo femminile stesso, così come ben testimoniato dai programmi televisivi più gettonati, i più famosi Maria De Filippi, Barbara D’Urso, Isola dei famosi, Grande fratello…e tutto a causa del modello di società matriarcale. A tal proposito per uno studio più approfondito ed esaustivo è bene studiare quel patrimonio culturale/sociologico lasciatoci in eredita dalla scomparsa, dotta antropologa Ida Magli. Se esiste un male per il genere femminile è il matriarcato e non il patriarcato.

Vi sono popoli che tramandano la loro linea etnica per via materna; uomini appartenenti a quei popoli matriarcali, attraverso la loro dottrina capitalistica anti cristiana, utilizzano cinicamente le donne per distruggere le società patriarcali, precipitando tra le fauci del Golem, contemporaneamente maschi e femmine, quest’ultime non risparmiate pur avendo     prestato il fianco a questo infame progetto, distratte da fantasiosi femminicidi.

Emilio Giuliana

https://dinellalex.com/la-violenza-contro-gli-uomini-un-fenomeno-avvolto-dal-silenzio-poco-conosciuto-e-denunciato/?fbclid=IwAR3ZZUmnR4DY-HLb5jfQ0Q3je_8ZFDD-GVaALs4Fvo4DaRfeCrtmz1l3S4A

https://www.cisonline.net/news/la-violenza-sugli-uomini-il-lato-oscuro-della-coppia/?fbclid=IwAR1zdQzdllLAZfS-Lzt-fpHAcuxKTsPOxU0jG10t5NrSdqF4VyHDmq_XoFE